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Aggiornamenti sul caso Emanuela Orlandi

Aperta la tomba di Enrico De Pedis, il boss seppellito a Sant’Apollinare

Il nome di “Renatino”, così è meglio conosciuto il boss della Magliana, è da anni collegato a quello di Emanuela Orlandi, la quindicenne scomparsa nel 1983. La sua tomba viene aperta per cercare la verità su Emanuela.
A cura di Susanna Picone
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Il nome di “Renatino”, così è meglio conosciuto il boss della Magliana, è da anni collegato a quello di Emanuela Orlandi, la quindicenne scomparsa nel 1983. La sua tomba viene aperta per cercare la verità su Emanuela.
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UPDATE 15.50 – Secondo quanto si è appreso da fonti qualificate, dopo i primi esami seguiti all’apertura della tomba di De Pedis, sarebbe stata accertata l’identità dell’ex boss della Magliana. Nella bara tumulata a Sant’Apollinare è reso noto, infatti, che “c’è il corpo di un uomo corrispondente a quello di Enrico De Pedis”. All’interno della bara sarebbe stata trovata però anche una cassetta con altri resti che potrebbero non appartenere a Renatino De Pedis. Sarà compito della polizia scientifica esaminare questi resti ossei.

La basilica di Sant’Apollinare a Roma, che fino ad oggi custodiva la tomba di Enrico De Pedis, il boss della Magliana meglio conosciuto come “Renatino”, è circondata da questa mattina da numerosi agenti della polizia e dei carabinieri, oltre ai tanti cronisti e ai curiosi fermi sul sagrato della chiesa. Oggi è il giorno dell’apertura della tomba del boss, ucciso in un regolamento di conti il 2 febbraio del 1990 a Campo De Fiori (tradito da Angelo Angelotti, un altro boss della Magliana ucciso nel corso di una rapina il mese scorso) e, seppellito, appunto in circostanze tutt’altro che chiare, a Sant’Apollinare.

Possibile svolta nell’inchiesta della scomparsa di Emanuela Orlandi – Se la sua tomba oggi viene aperta è perché il nome di De Pedis è da tempo collegato a quello di Emanuela Orlandi, la figlia del messo papale scomparsa il 22 giugno del 1983 quando aveva quindici anni. La riapertura del sepolcro che custodisce le spoglie di De Pedis avviene dunque nell’ambito dell’inchiesta sulla scomparsa della giovane cittadina vaticana. A collegare i nomi della Orlandi e di De Pedis fu una telefonata giunta nel settembre del 2005 alla redazione della trasmissione “Chi l’ha visto?”, durante la quale si invitava a cercare nella cripta di Sant’Apollinare la verità su Emanuela Orlandi.

Il fratello di Emanuela: “Spero si faccia chiarezza” – Oggi a Roma sono arrivati, ancor prima delle 9, i familiari e i legali delle due famiglie coinvolte nell’inchiesta. Il fratello di Emanuela Orlandi, nonostante non fosse stato convocato ufficialmente ha chiesto di presenziare alle operazioni di apertura della tomba insieme ai legali di Renatino De Pedis.“È importante sciogliere tutti i dubbi anche se questa è un’ipotesi a cui io non ho mai creduto molto, ma soltanto sciogliendo questi dubbi potremo percorrere la strada per arrivare alla verità”, lo ha detto Pietro, il fratello di Emanuela, che ha parlato di un passo importante, dell’inizio di una collaborazione tra il Vaticano e la magistratura necessaria per fare chiarezza. Ma lui è il primo che si augura “che lì dentro non ci sia Emanuela”. A Sant’Apollinare ci sono inoltre il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e il sostituto Simona Maisto oltre al capo della squadra mobile Vittorio Rizzi. Secondo quanto si apprende il dna sarà prelevato prima di trasferire la salma.

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