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Anziana disabile chiede assistenza quotidiana alla figlia: sfrattata a 83 anni dalla casa popolare

Un’anziana di Pistoia è stata sfrattata dalla sua abitazione nonostante le condizioni di salute precarie. La donna, costretta in sedia a rotelle, si ritrova senza una casa da ormai quattro giorni.
A cura di Gabriella Mazzeo
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A 83 anni, a causa delle sue gravi patologie croniche, è costretta sulla sedia a rotelle. La signora Luisa ha bisogno di assistenza continua e nonostante la bombola d'ossigeno e le sue condizioni di salute, da martedì della scorsa settimana l'anziana si ritrova senza più una casa. La storia è stata raccontata dal quotidiano Il Tirreno che spiega che l'83enne ha dovuto lasciare l'alloggio popolare in un quartiere della zona nord di Pistoia scortata dai vigili urbani.

La donna, che viveva nella casa popolare insieme al figlio disabile e disoccupato, è stata costretta a lasciare l'abitazione assistita dai medici del 118 che l'hanno portata via in ambulanza. Per l'agitazione, l'83enne è stata infatti ricoverata prima all'ospedale San Jacopo e poi a quello di San Marcello. Nel frattempo, spiega il quotidiano, i servizi sociali stanno cercando di trovarle una sistemazione in una Rsa che però dovrebbe pagarsi da sola, nonostante abbia solo la pensione sociale e l'accompagnamento.

Il provvedimento di decadenza dell'assegnazione dell'alloggio Spes (la Società pistoiese di edilizia sociale che gestisce le case popolari comunali) è del dicembre 2019 ed era stato motivato dal servizio Politiche di inclusione sociale del Comune con una presunta violazione delle regole di assegnazione. La signora Luisa era stata infatti accusata di aver "parzialmente ceduto a terzi" il contratto di locazione.

In pratica, la donna aveva dovuto chiedere assistenza quotidiana alla figlia, residente a Pistoia ma in un'altra abitazione. La sua presenza  nell'alloggio popolare assegnato all'83enne e al figlio disabile era stata accertata durante i controlli dei vigili urbani ed era scattata quindi la segnalazione. La giovane, in pratica, era stata considerata un'estranea alla quale l'anziana aveva dato ospitalità stabile in violazione del contratto di assegnazione.

Nel maggio scorso, Luisa e i figli hanno fatto ricorso al giudice civile illustrando la situazione con le cartelle cliniche alla mano. L'83enne, già in condizioni economiche precarie, non poteva di certo permettersi l'assistenza quotidiana a pagamento.

Nonostante questo, non vi è stato niente da fare e il giudice ha respinto il ricorso. A quel punto è scattata la procedura per lo sfratto. Negli ultimi mesi, però, l'allontanamento coatto dall'abitazione era sembrato evitabile: l'avvocato della famiglia era riuscito infatti ad avere un colloquio con i vertici della Spes e l'ufficio di gabinetto del sindaco che avevano chiesto l'invio della documentazione in comune.

Dopo aver consegnato i fascicoli come da richiesta, il legale si è visto recapitare una risposta lapidaria: l'ordinanza doveva essere eseguita nella giornata del 7 marzo. Il comune, insomma, non avrebbe atteso la sentenza di appello sul caso e neppure che i servizi sociali individuassero una struttura per poter ospitare l'anziana ora ricoverata in ospedale.

L'83enne alterna momenti di disperazione ad altri di rassegnazione. Il figlio disabile dal quale è stata separata ha dovuto chiedere ospitalità a un'altra parente.

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