Anna Meldolesi nel tema della Maturità: “Stamattina ho ricevuto un messaggio da Chiara Lalli con emoji”

"Stamattina ho ricevuto un messaggino da Chiara Lalli con delle emoji che ridevano. Entrambe ci siamo stupite nell'esserci trovate nelle tracce della maturità 2025. L'indignazione è il motore dei social, ma non sempre corrisponde a un pericolo reale", dice a Fanpage.it Anna Meldolesi, giornalista scientifica e autrice, insieme alla bioeticista Chiara Lalli, dell'articolo pubblicato sul settimanale Sette e proposto nelle tracce della maturità 2025 in riferimento al tema dell'indignazione sui social, nella tipologia C2
Alcuni dei 500mila maturandi italiani si staranno confrontando in queste ore con il tuo scritto sull'indignazione e i social. Qual è il legame?
"La traccia proposta ai ragazzi riprende un articolo mio e di Chiara Lalli che partiva da uno studio pubblicato sulla rivista Science in cui i ricercatori avevano analizzato post e tweet di 1500 persone per capire quali erano le emozioni, le caratteristiche dei tweet e dei post che venivano rilanciati. L'obiettivo era comprendere che cosa muoveva il comportamento degli utenti sui social network e questa ricerca aveva stabilito che era l'indignazione il motore più potente".
Che riflessioni avevi maturato a riguardo?
"Il fenomeno dell'indignazione mi ha richiamato diversi aspetti di cui mi sono occupata nella mia storia di giornalista scientifica, perché mi occupo anche di percezione pubblica di emozioni, oltre che di di temi più di hard science come le biotecnologie. Una delle cose che per esempio mi è tornata in mente è una famosa equazione di uno studioso della percezione che si chiama Peter Sandman. Secondo Sandman la percezione del rischio, tramutata in equazione, è uguale al pericolo reale più l'indignazione. Quindi a volte il pericolo è basso, ma l'indignazione è alta e allora reagiamo a un rischio anche se il rischio reale è limitato. Allo stesso tempo, la nostra indignazione può essere bassa di fronte magari a minacce concretamente elevate. Penso che questa struttura si applichi anche alla nostra reazione di fronte alle notizie e dipende certo in parte dalla rilevanza della notizia che leggiamo sui social, ma anche molto dalla componente emotiva, dall'indignazione".
C'è quindi il rischio che problemi reali vengano messi in ombra perché l'indignazione è catalizzata su altro?
"Certo, io penso che la selezione delle cause che creano sdegno e di quelle che non creano sdegno sia dovuta a diversi fattori. Tra questi sicuramente incide il senso di appartenenza a una certa tribù culturale, per cui se una notizia si incastra bene con i pezzi della mia identità che mi fanno interagire con la mia tribù culturale, allora reagisco; se invece la notizia, magari altrettanto grave, non rientra nel mio frame di interpretazione del mondo o peggio mette in dubbio alcune delle mie certezze, allora non scatta una risposta indignata. Naturalmente, se ci indigniamo tutti per le stesse cose, restano tante cause giuste che sono sotto il radar della nostra attenzione, ma di cui non importa a nessuno".
Ti vengono in mente esempi concreti di questa dinamica?
"Nella scienza è pieno di esempi. Uno tra i tanti è stata l'indignazione degli anni passati verso gli ogm: si trattava senza dubbio di un comportamento dettato da fattori politici e psicologici ben poco fattuali, nel senso che le ragioni scientifiche per allarmarsi per gli ogm sono veramente trascurabili. Al contrario, nessuno si preoccupa di misurare il radon, che è un gas molto pericoloso e può essere presente nelle cantine, nei piani bassi e in alcune aree geografiche, anche in Italia. Su questo c'è poca indignazione perché è un rischio ‘vecchio', in cui non è facile identificare un colpevole e quindi lo accettiamo, un po' come le malattie. L'indignazione scatta infatti molto più velocemente se c'è un colpevole, ma questo vale un po' per tutti gli argomenti, anche al di fuori della scienza: ci sono conflitti, guerre, crisi mondiali rispetto a cui reagiamo con forza e altre di fronte alle quali non abbiamo la minima reazione. Un altro elemento su cui riflettere è che spesso queste ondate di indignazione come arrivano passano: sono delle grandi mareggiate che certe volte non lasciano granché".
Se alla Anna Meldolesi maturanda fosse capitata questa traccia l'avrebbe scelta?
"Sì, forse sì. Quando ho fatto la maturità, molti molti anni fa, ho scelto un tema argomentativo, ricordo che era sulla tecnologia. Poi ovviamente i ragazzi di oggi sono molto diversi da quelli di allora, nel senso che hanno un'esperienza completamente nuova con i mezzi di informazione, ma secondo me è sbagliato pensare che questo fenomeno dell'indignazione social riguardi solo le nuove generazioni, riguarda tantissimo anche noi adulti".
Come hai scoperto di essere nelle tracce?
"Stamattina mi è arrivato un messaggino di Chiara Lalli, la bioeticista che cura con me la rubrica doppia su Sette da cui è tratto il nostro pezzo. Mi ha mandato delle emoji che ridevano, ci siamo stupite insieme".




