Angelo Burzi morto la notte di Natale, la lettera su Rimborsopoli: “Io perseguitato da innocente”

Si è tolto la vita nella notte di Natale Angelo Burzi, ex assessore e consigliere regionale del Piemonte. Lo storico esponente di Forza Italia si è suicidato a 73 anni con un colpo di pistola, lasciando una lettera indirizzata a familiari e amici politici. Sul biglietto dichiara la sua innocenza: chiamato in causa nei processi celebrati dal Tribunale di Torino per le irregolarità nell'utilizzo dei fondi destinati ai gruppi consiliari, ha sempre detto di essere "estraneo ai fatti". "Si sentiva un perseguitato" raccontano al quotidiano La Repubblica gli amici di partito. Due settimane fa, il 14 dicembre, era stato condannato a 3 anni dalla Corte d'Appello di Torino nell'ambito dell'inchiesta su Rimborsopoli. Secondo l'accusa, Burzi era uno dei politici coinvolti nelle "spese pazze" dei gruppi consiliari che occupavano Palazzo Lascaris tra il 2010 e il 2014.
"Io sono vittima di un'ingiustizia" scriveva nella lettera indirizzata ad amici e colleghi, tra cui l'ex governatore del Piemonte Roberto Cota. Nella missiva sono ricostruiti quasi dieci anni di procedimenti giudiziari. Secondo lui, quelle migliaia di euro per le quali i giudici lo avevano condannato, erano in realtà spese legittime collegate all'attività politica e non peculato. Nel 2015 Burzi era stato assolto dall'accusa durante il dibattimento di primo grado. Sei anni più tardi però, dopo la condanna in appello e un rinvio della Cassazione, è arrivata la nuova pronuncia dei giudici di secondo grado: colpevole. "Da uomo orgoglioso, questa vicenda lo aveva molto addolorato – ha raccontato Enzio Ghigo -. Con indubbie storture commesse da alcuni, anche altri politici retti e onesti sono stati travolti, convinti di non aver mai commesso illeciti secondo le regole allora vigenti". Gli amici di Forza Italia ora chiedono una commissione parlamentare di inchiesta su Rimborsopoli. Il primo a lanciarla è proprio l'ex presidente Cota: "Sono state commesse delle ingiustizie. Le spese contestate a Burzi, come quelle contestate a me, erano del tutto comparabili con le spese di altri che sono stati prosciolti in altri gradi di giudizio. Un'inspiegabile differenza che richiede un approfondimento".
Era il 2012 quando scoppiò lo scandalo delle spese pazze nei consigli regionali di tutta Italia. Centinaia di politici accusati di aver utilizzato i rimborsi pubblici per spese di carattere personale. Da qui, una campagna contro "la casta". A distanza di sei anni, poche condanne ancora non definitive e molti proscioglimenti, archiviazioni e assoluzioni.