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Covid 19

Andreoni: “Nessuna nuova variante Covid dalla Cina in Italia, tenere alta la copertura vaccinale”

L’intervista di Fanpage.it a Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali: “In Italia pericolo basso dell’impatto dell’ondata Covid in corso in Cina. Nessuna nuova variante è stata registrata ma dobbiamo stare attenti a non commettere gli errori del passato”.
Intervista a Prof. Massimo Andreoni
Direttore Scientifico SIMIT (Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali).
A cura di Ida Artiaco
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"L'ondata di Covid in Cina non deve preoccupare l'Italia a meno che non si sviluppino nuove varianti, che al momento non ci sono. Per questo si deve mantenere alto il livello di copertura vaccinale. L'importante è non commettere gli errori del passato, investendo sulla prevenzione".

Così Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), ha spiegato a Fanpage.it l'eventuale impatto di quanto sta succedendo in Cina, dove si sta registrando un boom di contagi Covid dopo l'abbandono della strategia Zero Covid, anche in Italia con le possibili ulteriori misure che il Governo potrebbe prendere per arginare una nuova risalita delle infezioni.

Prof. Andreoni, l'Ecdc ha appena affermato che non ci sono rischi in Europa dall'ondata cinese. Lei è d'accordo?

"Tutto dipende dalle varianti che si svilupperanno in Cina e arriveranno in Europa e quindi in Italia. Per adesso quelle che stanno circolando e che abbiamo isolato nei passeggeri arrivati dalla Cina hanno tutte già circolato precedentemente nel nostro Paese, e questo è un fatto tranquillizzante.

Non stanno arrivando molti dati da Pechino per cui non sappiamo esattamente lì cosa sta accadendo. Possiamo dire che per quelle che sono le informazioni che abbiamo al momento, le varianti che circolano, essendo già circolate anche da noi, in qualche modo sono protette dalle vaccinazioni che abbiamo fatto. Ma in Cina si parla di centinaia di migliaia se non di milioni di casi al giorno e questo potrebbe evidentemente far variare lo scenario, potrebbero circolare varianti nuove non protette dall'immunità vaccinale".

A proposito di varianti, si sta parlando molto in questi giorni di Gryphon. Cosa può dirci al riguardo?

"È un sottolignaggio di Omicron che ha già circolato anche in Italia e non è mai diventata dominate, quindi in qualche modo è una variante che ha una capacità di diffusione importante come tutte le varianti di Omicron ma non tale da diventare l'unica.

È tuttavia una variante con un quadro clinico che è il corrispondente delle varianti Omicron aggressive. Anche se diventasse dominante, non dovremmo aspettarci un quadro sostanzialmente diverso da quello che stiamo registrando in questo momento. In Italia abbiamo un buon stato di immunità che però deve rimanere elevato perché a prescindere dalle varianti cinesi già questa è una variante che soprattutto nei soggetti fragili o non ben immunizzati è importante, in grado purtroppo di determinare un aumento del tasso di letalità".

Negli ultimi giorni per altro il numero di vaccinazioni è aumentato, pur mantenendosi ancora basso. A cosa è dovuta secondo lei questa situazione?

"Quello che sta avvenendo in Cina è un motivo che sta spingendo molte persone a riprendere la vaccinazione. Certamente i dati che arrivano dalla Cina sono preoccupanti. Io credo che non ci sia bisogno di ulteriori dimostrazioni che avvalorino il quadro che ben conosciamo, e cioè che i soggetti vaccinati, che abbiano effettuato l'ultima dose di vaccino negli ultimi 4/6 mesi, sono soggetti protetti ai fini dell'ospedalizzazione e della malattia più grave. Mantenere un buon livello di immunità soprattutto nei fragili è un elemento importante e credo che la gente in questo lo abbia riconsiderato".

Il Governo Meloni pensa allo scenario peggiore. Crede che ci saranno ulteriori restrizioni se i casi dovessero aumentare, al di là del ritorno delle mascherine al chiuso?

"Io credo che l'epidemia vada in qualche modo vissuta in funzione di quello che accade. Più che fare scenari, bisogna seguirla strettamente da vicino per essere pronti a intervenire e prevenire una eventuale ulteriore ondata in Italia. Già il controllo dei viaggiatori all'arrivo in Italia è un sistema valido ma con efficacia relativa.

Non è l'eventuale tampone negativo che ci può far escludere che un soggetto sia infetto. L'importante è non commettere gli errori fatti in passato, in cui siamo stati un po' lenti nel mettere in atto le azioni da fare, mi riferisco alla prima fase dell'epidemia. Poi abbiamo imparato a spese nostre a essere più efficaci ed attivi".

Nel frattempo sono cambiate anche le regole per l'isolamento dei positivi. Crede che i tempi siano maturi per una cosa del genere?

"Mi sembra una scelta di tipo prevalentemente politico, quindi qualche rischio si corre. Si chiede alla popolazione un grande senso di responsabilità. Quando si dice che l'isolamento finisce dopo 5 giorni senza bisogno di un tampone in soggetti asintomatici si rimanda al singolo la responsabilità di rientrare esattamente all'interno di questa categoria. Certamente serve grande senso civico,  e capire che soprattutto per le persone più fragili questo può essere un elemento di grande pericolo. Oltretutto non si fa una distinzione in funzione del livello di vaccinazione. Mi spiego: è chiaro che una quinta giornata per un soggetto che ha fatto l'ultimo vaccino un anno fa può essere molto diversa dalla quinta giornata di chi l'ha fatto quattro mesi fa".

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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