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Amnesty: “Ritorsioni ai lavoratori delle Rsa critici verso le condizioni di sicurezza anti Covid”

Operatrici e operatori sanitari che soprattutto nei primi mesi della pandemia hanno denunciato le precarie e insicure condizioni di lavoro all’interno delle Rsa sono stati sottoposti a procedimenti disciplinari e vere e proprie ritorsioni da parte dei datori di lavoro. A denunciarlo Amnesty International.
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A cura di Davide Falcioni
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Operatrici e operatori sanitari che soprattutto nei primi mesi della pandemia hanno denunciato le precarie e insicure condizioni di lavoro all'interno delle Rsa sono stati sottoposti a procedimenti disciplinari e vere e proprie ritorsioni da parte dei datori di lavoro. A denunciarlo Amnesty International, secondo cui in troppi casi anziché affrontare le criticità sollevate – ad esempio quelle sulla disponibilità e l'uso dei dispositivi di protezione individuale – i vertici delle strutture residenziali assistenziali hanno imposto il silenzio ai dipendenti, anche arrivando a licenziamenti ingiusti e misure antisindacali. Marco Perolini, ricercatore di Amnesty International sull’Europa occidentale, ricorda che "operatrici e operatori sanitari e sociosanitari delle strutture residenziali sono stati in prima linea nella lotta contro la pandemia da Covid-19 e sono stati elogiati dal governo italiano per il duro lavoro svolto in condizioni terribili. Tuttavia, queste stesse persone sono state ridotte al silenzio dai loro datori di lavoro quando hanno cercato di esprimere preoccupazione sul trattamento degli ospiti anziani e sulla propria sicurezza".

La ricerca è stata condotta tra febbraio e agosto del 2021; Amnesty International ha parlato con 34 tra professioniste e professionisti, nonché operatori e operatrici in servizio nelle strutture residenziali durante la pandemia da Covid-19, ma anche avvocati, esperti del settore e sindacalisti. È emerso un quadro di un settore ad alta presenza di donne (circa l’85 per cento del totale) e sotto alta pressione a causa della mancanza di personale, degli stipendi bassi e delle pericolose condizioni di lavoro: il tutto, nel contesto della peggiore pandemia dell'ultimo secolo. Secondo dati ufficiali, il 65.6 per cento dei lavoratori e delle lavoratrici che hanno contratto il Covid-19 in Italia, nonché quasi un quarto dei deceduti, erano all’interno delle Rsa.

Nelle Rsa clima pesante e ritorsioni a chi denunciava la scarsa sicurezza

"Un terzo delle persone intervistate da Amnesty International durante la sua ricerca – spiega l'ONG – ha denunciato un clima di paura e di ritorsioni sul posto di lavoro. Gli avvocati hanno riferito oltre dieci casi di procedimenti disciplinari e di licenziamenti, riguardanti anche rappresentanti sindacali che avevano denunciato la mancanza di adeguate misure sanitarie e di sicurezza in varie strutture residenziali sia pubbliche che private". Un esempio è quello di Hamala, oss che lavorava con contratto in outsourcing in una delle principali strutture residenziali di Milano. Secondo il Tribunale del capoluogo lombardo  era stato licenziato ingiustamente un anno prima dalla cooperativa per la quale lavorava. La sentenza ha ordinato il suo reintegro e il versamento di un’indennità, e ha sottolineato che informare le autorità giudiziarie delle irregolarità fosse una questione di interesse pubblico, perché avrebbe potuto evitare la morte delle persone anziane residenti nelle strutture. "La legge sul whistleblowing – spiega Amnesty – protegge coloro che denunciato irregolarità sul posto di lavoro. Tuttavia, non garantisce loro adeguata protezione per quanto riguarda la riservatezza e l’indipendenza nel settore privato, che gestisce il 73 per cento delle strutture residenziali in Italia. Le autorità italiane devono proteggere tutti gli operatori sanitari e sociosanitari nelle strutture del settore privato".

Amnesty: "Si istituisca una commissione d'inchiesta"

Per l'Ong dedita alla difesa dei diritti umani "le autorità italiane devono assicurare che le voci di queste lavoratrici e di questi lavoratori siano ascoltate. Amnesty International chiede pertanto al parlamento di istituire una commissione indipendente d’inchiesta che si concentri in particolare sulla situazione delle strutture residenziali. Attualmente risultano al vaglio parlamentare diverse proposte di inchiesta per indagare differenti aspetti dell’emergenza sanitaria, tra cui la congruità delle misure di gestione dell’epidemia, le modalità con cui la stessa si è diffusa e l’efficacia del sistema delle strutture residenziali. Tuttavia, ad oggi, nessuna commissione è stata ancora istituita. Detta commissione dovrebbe anche prendere in esame le gravi preoccupazioni sollevate dal personale e dai sindacati in tema di sicurezza, salute e precarie condizioni di lavoro durante la pandemia da Covid-19 e nel periodo precedente".

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