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Amianto sui treni, RFI condannata a risarcire la famiglia di un operaio morto di tumore a 57 anni

Il Tribunale di Vicenza ha condannato Rfi (Rete Ferroviaria Italiana) a versare un risarcimento di 1 milione di euro per la morte di un operaio di 57 anni affetto da mesotelioma pleurico causato da esposizione a fibre di amianto: l’uomo per anni è stato tra gli addetti allo smaltimento del materiale sui treni.
A cura di Davide Falcioni
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Il Tribunale di Vicenza ha condannato Rfi (Rete Ferroviaria Italiana) a versare un risarcimento di 1 milione di euro per la morte di un dipendente di 57 anni affetto da mesotelioma pleurico causato da esposizione a fibre di amianto. A renderlo noto, in un comunicato diffuso oggi, la Cgil del Veneto. La famiglia della vittima, composta dalla moglie e da tre figli (di cui un minore all'epoca del decesso del padre), secondo il sindacato, è stata risarcita con una sentenza del Giudice del Lavoro Gaetano Campo.

L'operaio era stato assunto nel 1984 e aveva a lungo lavorato presso le Officine Grandi Riparazioni di Vicenza e le Officine Manutenzione Veicoli di Padova come meccanico manutentore: tra le mansioni a cui era stato assegnato vi erano anche le operazioni di bonifica dell'amianto delle carrozze ferroviarie. Nella causa la famiglia è stato assistita dal patronato Inca-Cgil, dalla Filt-Cgil e dagli avvocati Giancarlo Moro e Camilla Cenci. "In attesa delle motivazioni della sentenza – spiega la nota del principale sindacato italiano – la rilevante somma riconosciuta trova giustificazione nella giovane età della vittima e dei familiari superstiti, nonché nell'accertamento della responsabilità di Ferrovie nella causazione della malattia, per non aver concretamente e tempestivamente adottato le misure idonee a salvaguardare la salute dei lavoratori, omettendo di individuare materiali diversi in sostituzione all'amianto e di fornire adeguati dispositivi di protezione". Oltre al 57enne veneto anche molti altri dipendenti di Rfi hanno avuto gravi problemi di salute dopo essere stati esposti all'amianto, come dimostra l’elevata incidenza di mesoteliomi sviluppati tra il personale addetto alla manutenzione, ma anche al personale di macchina.

"La Filt Cgil Veneto – hanno commentato il segretario generale della categoria, Renzo Varagnolo, e Alessandro Piras, coordinatore regionale settore ferroviario – ha assistito fin dall'inizio il lavoratore, nella consapevolezza della drammaticità della sua malattia e delle gravissime conseguenze sui suoi familiari. Nessun risarcimento potrà compensare il loro dolore per una perdita così drammatica e irreparabile, ma è davvero significativo il riconoscimento delle loro ragioni sul piano giudiziario e la ricostruzione della verità dei fatti. Questa sentenza impone a RFI il dovere di agire preventivamente con adeguate misure di sorveglianza sanitaria verso tutti i lavoratori esposti al rischio delle malattie per amianto. La nostra lotta per la difesa della salute e dei diritti dei lavoratori non si ferma".

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