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News sull'omicidio di Alice Scagni a Genova

Alice Scagni, in aula i vicini di casa di Alberto: “Eravamo esasperati, ma non è stato fatto nulla”

Prosegue il processo relativo all’omicidio di Alice Scagni, la 32enne uccisa a coltellate dal fratello Alberto a Genova Quinto. In aula gli ex vicini di casa di lui: “Esasperati dal 2013, colpi contro i muri e stuzzicadenti nei citofoni. Abbiamo denunciato ma nessuno ha fatto niente”.
A cura di Ida Artiaco
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Alberto e Alice al matrimonio di Alice
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"Nel 2013, per diverse volte, qualcuno rimasto anonimo ha citofonato al mio interno. Poi tra marzo e aprile 2022 abbiamo chiamato in svariate occasioni il 112 e la polizia locale, perché qualcuno inseriva stuzzicadenti nel citofono facendolo suonare di continuo".

È questo un passaggio delle dichiarazioni rese nell'aula del tribunale di Genova da una ex vicina di casa di Alberto Scagni, imputato nel processo relativo all'omicidio della sorella Alice, uccisa a coltellate sotto l'abitazione di lei a Quinto nel maggio del 2022.

La donna, insieme ad altri condomini dello stabile di via Balbi Piovera 15, a Genova Sampierdarena, dove il 43enne viveva, ha raccontato i comportamenti strani di Alberto, che erano anche stati denunciati alle forze dell'ordine, ma niente era cambiato. Sempre lei, a metà aprile 2022, quindi poco prima che si consumasse il delitto, era inoltre riuscita a fotografare Scagni subito dopo che quest’ultimo aveva molestato i residenti.

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"Ho insistito di nuovo con la polizia locale – ha aggiunto – affinché andassero da lui. Il 19 aprile di un anno fa mi ero messa in contatto pure con la Salute mentale: mi dissero che conoscevano Scagni avendo ricevuto numerose chiamate e segnalazioni sul suo conto, ma non potevano intervenire. L'unica soluzione, ribadirono, era coinvolgere l'amministratrice del caseggiato, secondo loro titolare esclusiva d’iniziative in quella direzione. Provai a contattarla, ma alla fine non fece nulla".

Un altro condomino ha raccontato di aver registrato da parte di Alberto colpi contro il muro. "Li registrai – ha ripetuto – e li feci ascoltare ai vigili". Non solo. Più volte l'impianto del citofono era stato bloccato da pezzi di stuzzicadenti, incastrati per farlo suonare a ripetizione e per tre volte inoltre la porta di un inquilino era stata chiusa con delle catene. Una escalation di violenza, culminata a fine aprile 2022 quando il 43enne diede fuoco alla porta della nonna residente nello stesso palazzo.

La prossima udienza del processo è in programma il 15 settembre, con le conclusioni della pm Paola Crispo. La sentenza nei confronti di Alberto Scagni, accusato di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dalla crudeltà, è prevista per il 29 settembre.

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