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Al Carcere di Ivrea la “cella liscia” dove venivano picchiati i detenuti: 45 indagati per torture

Secondo la Procura l’inchiesta ha permesso di individuare la cosiddetta “cella liscia” nonché il cosiddetto “acquario”, celle dove i detenuti venivano picchiati e rinchiusi in isolamento. Indagati agenti e funzionari ma anche medici e direttori del carcere di Ivrea.
A cura di Antonio Palma
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Il carcere di Ivrea ancora nel mirino della magistratura per abusi e violenze sui detenuti. Una nuova inchiesta  sulle condotte tenute nella casa circondariale piemontese, infatti, ipotizza pesantissimi reati ai danni dei carcerati tra cui quello di tortura, che sarebbero andati avanti negli ultimi anni e fino a pochissimo tempo fa.

Dopo l’inchiesta della procura generale di Torino, chiusa nel mese scorso, che vedeva 25 indagati per una decina di episodi di violenze in carcere risalenti al 2016 e al 2017, la nuova indagine dei pm piemontesi vede un totale di 45 indagati tra agenti, funzionari e dirigenti della polizia penitenziaria in servizio presso la Casa circondariale di Ivrea, ma anche medici e direttori del carcere di Ivrea.

Al centro dell'inchiesta i sistematici pestaggi subiti dai detenuti a Ivrea, reati che per la magistratura risultavano tuttora in corso, tanto da richiedere l’intervento immediato degli inquirenti. Secondo l'accusa, nel carcere avvenivano violenze fisiche e psichiche nei confronti di numerosi detenuti, da qui il reato di tortura, ma ad alcuni indagati vengono contestate anche altri reati come falso in atto pubblico e reati collegati.

Per questo, nelle scorse ore personale del Nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria, del comando provinciale dei carabinieri di Torino e della guardia di finanza di Torino, hanno dato esecuzione a 36 perquisizioni domiciliari ordinate dal giudice nei confronti degli indagati, notificando altrettanti avvisi di garanzia.

“Le indagini finora svolte hanno consentito di raccogliere precisi e gravi elementi probatori oggettivi che hanno fornito riscontro alle denunce prodotte nel corso degli anni, permettendo altresì di individuare la cosiddetta “cella liscia” nonché il cosiddetto “acquario”, celle entro le quali i detenuti venivano picchiati e rinchiusi in isolamento senza poter avere contatti con alcuno, nemmeno con i loro difensori” scrive la procura di Ivrea in una nota.

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