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Agrigento, finto vescovo truffava i disoccupati chiedendo denaro per un lavoro alla base Nato

Finto vescovo prometteva posti di lavoro in cambio di denaro: sarebbe accaduto in provincia di Agrigento. Secondo l’accusa, un 63enne di Favara avrebbe chiesto più di 2mila euro ad almeno 150 disoccupati con la promessa di procurare a tutti loro un impiego in una base Nato inesistente.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Avrebbe truffato circa 150 disoccupati siciliani promettendo loro un lavoro in una base Nato (inesistente) in cambio di denaro. La truffa è stata scoperta in provincia di Agrigento. Luciano Montemurro, 63enne di Favara, avrebbe agito con la complicità di altri due amici di Canicattì: secondo l'accusa, i tre chiedevano dai 2.500 ai 5.000 euro a persone senza lavoro promettendo loro un impiego in una base Nato che avrebbe dovuto essere istituita ad Agrigento, nei pressi di Punta Bianca. La base Nato era un'invenzione e purtroppo nessuna di quelle persone avrebbe mai ottenuto un posto di lavoro. Il 63enne si sarebbe finto vescovo di Monreale per conquistare la fiducia delle sue vittime.

Secondo le prime informazioni, la truffa sarebbe stata messa in piedi grazie a un "sistema piramidale": le stesse vittime del raggiro trovavano altri disoccupati in cerca di lavoro disposti a pagare pur di trovare un impiego. Si pensa infatti che vi siano altre vittime del raggiro e che siano molto più di 150 le persone che hanno dato denaro al finto vescovo con la promessa di un lavoro ben retribuito in Sicilia. Secondo l'accusa, il 63enne avrebbe insistito sulla segretezza dell'operazione Nato per non fornire dettagli ai disoccupati che si rivolgevano a lui. Le vittime avrebbero versato 2500 euro al fine di "superare il concorso" per lavorare nella presunta base militare.

Il sedicente vescovo avrebbe detto di essere in contatto con il segretario generale della Difesa, il generale Luciano Portolano, completamente estraneo alle indagini e pronto a costituirsi parte civile. Secondo il 63enne, sarebbe stato proprio Portolano il futuro comandante della base militare di Punta Bianca. Molte delle presunte vittime non avrebbero denunciato il fatto per paura di dover ammettere di aver pagato per superare un concorso. Per rendere l'operazione più credibile, i tre avrebbero anche stampato tesserini Nato e mappe dell'ipotetica base che venivano mostrate in "riunioni segrete". I disoccupati avrebbero anche firmato finti contratti in carta intestata.

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