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Pierluigi Rotta e Matteo Demenego uccisi a Trieste

Agenti uccisi a Trieste, il giallo delle fondine. Sindacato: “Erano difettose”. Inquirenti negano

Secondo il Sindacato Autonomo di Polizia “uno dei due agenti aveva già avuto problemi con la fondina rotante e gliene era stata data un’altra di vecchio tipo che non permette di bloccare l’arma al suo interno”. Per gli inquirenti, tuttavia, le fondine dei due poliziotti uccisi non presentavano danni tali da comprometterne la funzionalità.
A cura di Davide Falcioni
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L'omicidio dell'agente Pierlugi Rotta, 34 anni, e dell'agente scelto Matteo De Menego, 31 anni, avrebbe potuto essere evitata se l'equipaggiamento in loro dotazione fosse stato diverso? E, in particolare, come è stato possibile che Alejandro Augusto Stephan Meran sia riuscito a sfilare la pistola d'ordinanza a Rotta apparentemente senza difficoltà? E possibile che le fondine delle armi degli agenti presentassero dei difetti? E' intorno a queste tre domande che gli inquirenti che stanno indagando sulla tragedia avvenuta ieri pomeriggio nella Questura di Trieste stanno cercando delle risposte. Gli investigatori stanno puntando l'attenzione sulle prima fase della drammatica sparatoria e, a questo proposito, sono state sequestrate le fondine delle due vittime per verificarne l'integrità. Da una prima analisi non risulterebbero danni tali da comprometterne la funzionalità.

Il sindacato autonomo di polizia: "Da tempo denunciamo fondine difettose"

Completamente diversa la versione fornita dal Sindacato Autonomo di Polizia (Sap) che – tramite il segretario generale Stefano Paoloni – punta il dito proprio sull'equipaggiamento degli agenti: "Sarebbe stato un difetto nelle fondine in dotazione al personale della Polizia di Stato a costare la vita ai due agenti uccisi oggi a Trieste", ha dichiarato il sindacalista. "Uno dei due agenti aveva già avuto problemi con la fondina rotante e gliene era stata data un'altra di vecchio tipo che non permette di bloccare l'arma al suo interno. All'altro collega che invece aveva la nuova fondina rotante – spiega Paoloni – è stata sfilata l'arma insieme al dispositivo di contenimento, poiché il supporto ha ceduto rompendosi. Questo è un difetto che come Sap stiamo denunciando da circa un anno con continue note al Dipartimento, il quale giorni fa ci ha anche risposto dicendo che sono in corso verifiche volte alla ricerca di soluzioni per le criticità rilevate. Abbiamo sempre denunciato questa anomalia che stavolta si è rivelata fatale. Se la dinamica dovesse essere confermata – conclude – sarebbe di una gravità inaudita e qualcuno dovrà assumersene la responsabilità".

Il questore: "Irrispettoso azzardare ipotesi"

Sul caso è intervenuto anche il questore di Trieste Giuseppe Petronzi: " Quanto successo ieri – ha dichiarato – ha una dinamica abbastanza chiara, ma il fatto è avvenuto all'interno di uno spazio della Questura dove non c'erano altre persone se non le vittime e l'autore del fatto, quindi azzardare ipotesi sarebbe poco serio e poco rispettoso". "Sicuramente – ricostruisce il questore – l'autore del fatto si è impossessato dell'arma e ha potuto fare fuoco sulle due vittime. Era in preda a una situazione molto critica, guadagnava la via di fuga con le armi, ha ripetutamente sparato. Devo ringraziare la prontezza e la professionalità dei poliziotti che hanno evitato che questa persona armata non circolasse per la città". Le famiglie delle vittime, ha poi chiarito Petronzi, "sono state immediatamente avvisate, e sono assistite dalla nostra struttura di supporto psicologico".

Dipartimento di pubblica sicurezza: "Sconcerto per queste conclusioni frettolose"

relazione alle odiose speculazioni generate ieri da un rappresentante del SAP nel tentativo di correlare la tragica morte di Matteo e Pierluigi all’inadeguatezza dell’equipaggiamento in dotazione – si legge in una nota – si dichiara che, allo stato attuale degli accertamenti, in assenza di testimoni e documenti video, è priva di fondamento ogni arbitraria ricostruzione della dinamica che ha portato alla sottrazione dell’arma del collega ucciso per primo. Sconcerta, pertanto, a poche ore dall’evento, la sicumera con cui si traggono frettolose conclusioni sulla inequivocabile riferibilità dell’accaduto alla presunta inadeguatezza della fondina. In un giorno così drammatico ci si sarebbe aspettati, almeno da chi veste la stessa divisa, un rispettoso cordoglio per le vittime e le loro famiglie. Sconvolge che alcuni, al fine di ottenere visibilità, speculino sulla morte dei colleghi caduti in servizio, profanando il dolore dei loro cari e della intera comunità. Se, in seguito, si accerteranno responsabilità di qualsiasi natura se ne chiederà conto, senza se e senza ma, anche per onorare la memoria di chi ha sacrificato la propria vita per il bene comune".

Il killer fermato per plurimo e tentato omicidio

Omicidio plurimo e tentato omicidio. È questo il capo di imputazione di cui deve rispondere Alejandro Augusto Stephan Meran, 29 anni. Ieri l'uomo, ascoltato dal pm di turno Federica Riolino, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il gip ha ora 48 ore di tempo per convalidare il fermo.

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