Abusi sessuali su un chierichetto minorenne in cambio di regali, don Andrea Melis condannato a 10 anni

Dieci anni di carcere. È questa la condanna inflitta oggi dal tribunale di Savona a don Andrea Melis, il sacerdote accusato di ripetuti abusi sessuali su un chierichetto minorenne nel ponente ligure. Il processo è stato celebrato con rito abbreviato, che comporta la riduzione di un terzo della pena. Una sentenza pesante, ma non definitiva: una volta depositate le motivazioni, la difesa potrà presentare ricorso in appello.
Il religioso, assistito dagli avvocati Raffaele Caruso e Gabriella Delfino, era stato sottoposto durante il procedimento a una perizia psichiatrica. L’esame aveva evidenziato alcune fragilità nella personalità dell’imputato, ma ne aveva confermato la piena capacità di intendere e di volere.
Nel corso del dibattimento sono emersi numerosi dettagli sui regali che il sacerdote avrebbe fatto alla giovane vittima: videogiochi, denaro, abiti firmati, ricariche telefoniche. Un flusso di attenzioni che, secondo l’accusa, serviva a costruire un legame di dipendenza psicologica. A don Melis non è stato tuttavia contestato il reato di induzione alla prostituzione, ma quello di violenza sessuale su minore.
Le indagini dei carabinieri avevano ipotizzato tentativi di approccio anche nei confronti di altri sette ragazzini, ma le verifiche non avevano prodotto riscontri sufficienti. Solo un episodio era rimasto in piedi, ma la presunta vittima non lo aveva confermato nell’incidente probatorio, inducendo la procura a chiedere l’archiviazione.
Dopo la perquisizione del suo alloggio, la Curia aveva sospeso il sacerdote dalle sue funzioni. Membro dell’Ordine dei Padri Scolopi, Melis era stato direttore di una scuola elementare a Savona, presidente della Fidae Liguria — la federazione delle scuole cattoliche — e parroco a Finale Ligure. Un anno fa, dopo la detenzione in carcere, aveva ottenuto di scontare i domiciliari in una comunità religiosa terapeutica in Umbria, specializzata nel trattamento dei sex offender. La condanna di oggi apre ora anche la via a un procedimento davanti al tribunale ecclesiastico.