
La sanità pubblica abruzzese si sta indebolendo, e con essa la sicurezza di migliaia di cittadini. È l’allarme che arriva dal Comitato Civico Val Vibrata che, in una lettera inviata a Fanpage.it, denuncia il progressivo smantellamento dell’Ospedale di Sant’Omero e, più in generale, il depotenziamento della rete sanitaria regionale. Nel mirino del Comitato le recenti delibere della ASL di Teramo e della Regione Abruzzo, che hanno portato al ridimensionamento di reparti fondamentali come Ostetricia e Ginecologia, mettendo a rischio un presidio che serve oltre 80mila residenti e oltre un milione di turisti ogni anno.
Una situazione che, secondo i cittadini, tradisce lo spirito della sanità pubblica e universale, lasciando senza risposte chi non può permettersi cure private. "Quando un ospedale perde pezzi – scrive il Comitato – a perderci sono i cittadini: la loro salute, la loro sicurezza, il loro diritto a essere curati". Un grido civile che chiede trasparenza, responsabilità e rispetto per il diritto fondamentale alla salute.
Lettera del Comitato Civico Val Vibrata
Quando le tasse sono di più e i servizi di meno… qualcosa non torna.
Per l’Ospedale Val Vibrata abbiamo pagato e ci hanno dato di meno.
Per l’Ospedale Val Vibrata abbiamo pagato e hanno ricevuto quegli altri.
Per l’Ospedale Val Vibrata abbiamo pagato e ci hanno fregati.
Ora, non stiamo più a guardare.
È il 28 dicembre 2023, il Consiglio Regionale abruzzese trasforma in legge la delibera del riassetto dell’azienda sanitaria (legge n. 60), all’orizzonte si affaccia un possibile riordino degli istituti ospedalieri della Regione, l’Ospedale Val Vibrata tra tutti sembra il più compromesso: si parla niente di meno che di ridimensionamento del nosocomio.
La ASL provinciale smentisce, rassicurando che non ci sarà nessun ridimensionamento.
Passano mesi e il cielo sopra l’Ospedale si fa sempre più oscuro finché il 14 ottobre del 2024 le preoccupazioni si fanno concrete (delibera n. 1985, ASL Teramo): dietro le quinte si consuma l’esiziale volontà a dispetto della cittadinanza vibratiana. Emerge la cruda verità: "Nelle more dell’Atto aziendale", cioè in tutta fretta, il reparto di Ginecologia e Ostetricia viene declassato da Unità Operativa Complessa (UOC) a Unità Operativa Semplice (UOS). Il reparto di Chirurgia, minacciato anch’esso di perdere la propria autonomia operativa (eliminata di fatto nella legge n. 60 e reintrodotta solo nel successivo Atto aziendale).
Tuttavia continuano le mendaci rassicurazioni da parte della dirigenza dell’ASL e della maggioranza di Governo regionale: tra UOC e UOS non cambia nulla. Come se i nomi che si danno alle cose non fossero importanti, come se la figura del Primario non fosse essenziale. Privare, per meri ragionamenti contabili, uno dei virtuosi reparti della Regione, alveo di ottime competenze professionali, del fondamentale conforto del Primario, è come togliere a dei bambini la mamma dicendogli di accontentarsi di una madre su appuntamento, che tanto è uguale. I pazienti di un ospedale non sono merci di supermercato – come qualcuno ha voluto far credere – che rimangono sullo scaffale fino a scadenza.
Di fronte allo sconcerto generale di tali decisioni, il 7 febbraio 2025, la cittadinanza vibratiana si riunisce spontaneamente in una gremita Assemblea, presso l’Auditorium di Sant’Omero. È in questa occasione che si forma il Comitato civico a tutela dell’Ospedale Val Vibrata e della Sanità pubblica.
Il Comitato nasce suo malgrado, mai ci si sarebbe voluti trovare nella necessità di questa azione. Il Comitato nasce da un’esigenza e da un allarme della cittadinanza, in forza di un principio completamente civico: dare voce a un popolo che si sente abbandonato e umiliato.
Il Comitato rappresenta un’istanza eminentemente popolare, determinata a sostenere la tutela di chi all’interno dell’ospedale cura e di chi viene lì dentro curato, ovvero del personale sanitario, che deve essere nelle condizioni di garantire un servizio efficiente e soddisfacente, e dei pazienti, che devono poter ricevere quel servizio per il loro migliore benessere e la loro salute. Il Comitato nasce per denunciare la drammatica realtà che abbiamo oggi davanti agli occhi.
Quello che rivendicano i cittadini, uniti intorno al loro diritto irrinunciabile della salute, è un chiarimento delle inspiegabili contraddizioni che hanno accompagnato gli interventi di riorganizzazione della sanità pubblica in Abruzzo da due anni a questa parte e che hanno visto la Val Vibrata tragicamente penalizzata rispetto al servizio che è tenuto a svolgere di fronte a 80 mila abitanti, 1,5 milioni di presenze turistiche (tra Tortoreto, Alba Adriatica, Martinsicuro), 28 mila casi di pronto soccorso e oltre 600 parti l’anno. Numeri, questi, che raggiungono se non superano altri nosocomi della Provincia e della Regione, che al contrario hanno visto innalzamenti di livello.
Il Comitato dei cittadini si fa portavoce di un diritto inalienabile, quello sancito non solo dalla Costituzione italiana, ma dal Diritto Internazionale. Se l’obiettivo dei servizi a favore del cittadino, membro sovrano di ogni Nazione che si ritiene inderogabilmente democratica, è quello di avanzare verso il continuo miglioramento dello stato di salute della comunità senza differenze di sorta, senza sperequazioni sociali e economiche, allora la nascita del Comitato non è solo legittima, è indispensabile a ristabilire un principio fondamentale: l’ospedale è un’Istituzione che in quanto tale va necessariamente difesa e potenziata, in quanto questa esigenza muove da genuini bisogni della cittadinanza.
L’urgenza dell’azione del Comitato emerge di nuovo con tutta evidenza allorché viene pubblicato l’ultimo Atto aziendale ASL (7 luglio, delibera 1133, ASL Teramo), che prevede in prima battuta il ridimensionamento della UOC di Ostetricia-Ginecologia del Val Vibrata e delle UOSD (Unità Operative Semplici di Dipartimento) di Pronto Soccorso, Terapia Intensiva e Farmacia Ospedaliera nei tre ospedali periferici (Atri, Giulianova, Val Vibrata), in UOS, salvo poi – di nuovo in tutta fretta – ripristinare nel giro di 48 ore le UOSD, lasciando tuttavia invariato il ridimensionamento del Reparto di Ostetricia-Ginecologia del Val Vibrata. La schizofrenia della gestione sanitaria abruzzese segna un altro record.
Il Comitato non vuole, non può e non deve rimanere in silenzio, si fa portavoce di un’istanza collettiva per non essere complice di un degrado calcolato; si fa al contrario promotore di una valorizzazione del bene comune, del benessere inviolabile che il cittadino di ogni centro come di ogni periferia ha il diritto sacrosanto di godere.
C’è qualcosa di oscuro quando una commissione ASL pubblica in via definitiva un documento ufficiale per poi ritirarlo e correggerlo per volontà di chissà quale maggiorente. C’è qualcosa di oscuro nel fatto che si decide che certi cittadini valgono non più di merci rimesse in uno scaffale a discrezione di un dirigente che passa di quando in quando a vedere se sono scadute.
C’è qualcosa di oscuro nel fatto che l’autonomia di un Reparto virtuoso come quello di Ginecologia e Ostetricia di Sant’Omero viene sacrificata per una cosiddetta “visione aziendale integrata”. A rigor di logica, si integra se si aggiunge, si disintegra se si toglie. C’è qualcosa di oscuro se l’autonomia di un distretto ospedaliero viene resa monca e incapace di svolgere i suoi servizi a pieno regime. C’è qualcosa di oscuro se le capacità del personale e dei dottori Primari e le loro assegnazioni non passano per bandi nazionali.
C’è qualcosa di oscuro se un posto di Primario hub viene ricoperto per trasferimento “dalla data di adozione del presente provvedimento” di soppressione UOC vibratiana, perché “stante l’attuale vacanza dello stesso” della UOC teramana. E se subito dopo viene revocato il bando per quella vacanza (delibera n.120, 28/1/2025). Strana logica, un Reparto – cioè la comunità vibratiana – perde il Primario e ne rimane senza, il Primario perde il posto e ne guadagna uno meglio pagato.
C’è qualcosa di oscuro se viene sancito ex abrupto di abbandonare il cittadino a se stesso con l’ingiustificabile giustificazione di una “carenza cronica del personale medico”, invece di trovare le risorse per incrementare il numero di operatori affinché la qualità del servizio onori il rispetto della vita del paziente. A tutt’oggi al Val Vibrata mancano circa 30 tra OSS e infermieri e 20 medici.
C’è qualcosa di oscuro se la solidarietà verso lo stato di salute del cittadino non è determinata dalle capacità operative dei medici, infermieri, OSS etc., ma dall’apparato burocratico-amministrativo (circa una quindicina UOC amministrative contro le 10 UOC sanitarie dei tre presidi teramani spoke). C’è qualcosa di oscuro se all’improvviso alcuni dei servizi fondamentali di un ospedale pubblico vengono dismessi, negandone l’evidenza con espedienti puerili, quali: sono solo nomi, ma la sostanza non cambia. Perché all’improvviso tutta quella fretta? C’è qualcosa di oscuro quando un progetto di umanizzazione pianificato e varato, di cui era già stata riconosciuta la bontà di efficacia e visione, viene inspiegabilmente bloccato.
C’è qualcosa di oscuro se l’intenzione è quella di depotenziare un ospedale come il Val Vibrata che ha una funzione strategica, trovandosi in un’area di confine da cui proviene gran parte della mobilità passiva, di cui tanti potrebbero e in effetti fanno ricorso per andare in strutture sanitarie extra-ASL, come quelle delle confinanti Marche. C’è qualcosa di oscuro in tutto questo nel cielo sopra l’Ospedale Val Vibrata.
Il Comitato lo denuncia energicamente: la medicina non deve occuparsi solo di diagnosi cliniche stilate dalla scrivania di un ufficio, deve occuparsi della cura del paziente secondo la misura dell'umano. Chiediamo qualcosa di impossibile? Forse per i cinici calcolatori della razionalizzazione a tutti i costi sì, ma non per chi è consapevole che quando si tratta di ospedale, non si tratta di un servizio di carico e scarico merci, ma di un servizio all’uomo.
Il bisogno di ridurre le spese, di aumentare il rendimento in meri termini quantitativi, di tenere il passo con una tecnologia che cambia in tempi velocissimi, mettono troppo spesso in secondo piano il valore della qualità delle relazioni e l'importanza del benessere della persona.
Il rapporto medico-paziente, la condizione dei malati, la vivibilità dell’edificio e l'organizzazione degli ambienti, i rischi di burnout tra il personale, la gestione dei conflitti, gli interminabili tempi di attesa in pronto soccorso o la prenotazione degli esami… sono temi da sempre all’ordine del giorno e che oggi vanno considerati con più preoccupazione alla luce della progressiva deumanizzazione tecnologica, in un sistematico rimpasto di atti ufficiali a uso e consumo dei dirigenti, invece che nell’esclusivo interesse dei cittadini.
Dove rimane il paziente quando è privato del rapporto con il “proprio” medico, dov’è l’essere umano? Non c’è. Dov’è il medico di questa azienda? Ce lo chiediamo e lo chiediamo alle Istituzioni, noi cittadini della Val Vibrata: dove sono i dottori mancanti, dove sono gli infermieri e operatori socio-sanitari in meno, dov’è la doverosa umanizzazione degli spazi, dov’è il nostro Primario di Ginecologia e Ostetricia?
Quando un ospedale perde pezzi, a perderci sono i cittadini: la loro salute, la loro sicurezza, il loro diritto a essere curati. Quando si ridimensiona un ospedale è una comunità che si impoverisce.
E noi non stiamo più a guardare.