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A Codogno mancano i tamponi per il coronavirus: c’è chi si spinge fino a Reggio Emilia per farli

Mancano i tamponi e le persone si spostano fino a Reggio Emilia per testare il coronavirus. Approfittando anche dell’assenza di controlli sugli spostamenti: una testimonianza esclusiva raccolta da Fanpage.it.
A cura di Stela Xhunga
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L'ospedale di Codogno (Facebook)
L'ospedale di Codogno (Facebook)
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Codogno città aperta, la gente va al lago, ma è senza tamponi.  Non si contano le persone che entrano ed escono dal paese nonostante il divieto. Difficile stabilire anche il numero esatto di coloro che, usciti da Codogno negli ultimi due giorni, non rientreranno per sfuggire alla quarantena e al rischio di rimanere bloccati per un arco di tempo ancora imprecisato, magari senza l'assistenza necessaria. Anche perché da venerdì per gli abitanti di Codogno sembra impossibile anche farsi un tampone. Se fino a ieri Codogno era il paese satellite per i paesi minori contagiati (a Codogno si viene per andare in farmacia), da venerdì gli abitanti aspettano di sapere se hanno il Coronavirus. Come Gabriele, sessantenne che abita nello stesso condominio di Mattia, il trentottenne paziente1, e sua moglie. Il 7 febbraio è uscito a cena con un altro contagiato, l'infetto numero 39. Ora in paese ci si chiama così, per numero. Ammalato e con la febbre stabile sui 38,5° da circa una settimana, Gabriele si è curato con la Tachipirina che aveva in casa e ha continuamente richiesto che gli venisse fatto un tampone. Tutto inutile, ad oggi nessun tampone. I centralinisti del Pronto soccorso e dei numeri di emergenza non fanno che rimbalzarlo da una linea all'altra, e il motivo è semplice, anche se nessuno lo dice: i tamponi sono finiti. Stamattina, l‘amaro sfogo via Facebook:

"Io, che ho la febbre e la tosse da una settimana, abito nello stesso condominio di Mattia e Valentina, sono uscito a cena il 7 Febbraio con l'infettato numero 39 sono due giorni che parlo con il mio medico, il quale mi dirotta sul 112, il quale mi dirotta sul 118 per ascoltare i suoi consigli e di chiamare la guardia medica che mi fa tornare al mio medico curante che ovviamente non c'è. Non se ne parla di tampone e all'oggi ancora nessun medico mi ha visitato. Disperato, questa mattina mi è stato concesso di comunicare la mia vicenda al medico responsabile Capo Area del Ministero il quale molto onestamente mi ha spiegato il motivo del diniego al tampone. I tamponi sono ESAURITI! Devono cambiare le strategie in attesa che arrivino i nuovi tamponi. Questo è quanto".

C'è poi chi, come Cristina, per fare il tampone e scoprire se è infetto dal Coronavirus va fino a Reggio Emilia.

Conferma che le persone vanno e vengono da Codogno nonostante il divieto?

Certo, c'è chi sta chiuso in casa, chi cammina per il paese e chi esce dal paese, c'è chi va al lago. Noi della comunità comunichiamo tutti via Whatsapp, e molti lo scrivono proprio che escono. Stamattina siamo arrivati a Codogno e un sacco di macchine viaggiavano nella direzione opposta, uscivano dal paese.

Ci sono blocchi stradali a Codogno?

Non ci sono blocchi. Non sappiamo nemmeno se il blocco è limitato a Codogno o se i Comuni appestati possono frequentarsi tra di loro. Io non so se posso andare a Maleo a fare la spesa, se uno di Maleo può venire alla farmacia di Codogno. Stamattina siamo arrivati a Codogno e un sacco di macchine viaggiavano nella direzione opposta, uscivano dal paese.

In che senso siete arrivati stamattina a Codogno, dove eravate prima?

Io e il mio compagno siamo di Codogno ed eravamo in viaggio in camper. Siccome entrambi abbiamo sintomi influenzali, da venerdì cerchiamo di metterci in contatto con il 118 di Codogno e fare il tampone, ma è inutile inutile. Non rispondono, oppure ci rimbalzano al 1500 e al numero della guardia medica che loro volta ci rimbalzano al 118.

Perché a Codogno non fanno più i tamponi?

Perché sono finiti. La notizia non è uscita, ma questa è la verità. Lo hanno detto a un nostro concittadino, anche lui con sintomi influenzali, anche lui ancora senza un tampone. Perciò siamo andati a Reggio Emilia.

Quindi lei e il suo compagno, entrambi di Codogno, ancora non sapete se siete infetti o no?

No, non lo sappiamo.

E per scoprirlo siete andati a Reggio Emilia? 

Esatto. Siamo rimasti parcheggiati al Pronto soccorso senza uscire dal camper per non appestare nessuno. Dopo ore al telefono con l'interno dell'ospedale, ci hanno passato una virologa, che ci ha detto che il protocollo prevede che il tampone venga fatto a Codogno, perché per loro noi siamo una semplice influenza, e allora siamo rientrati a Codogno.

Non vi è passato per la testa di scappare? Non temete la militarizzazione del territorio?

Confesso che  per un momento ho sognato di scappare, soprattutto vedendo che proprio a Codogno non riesco ad avere l'assistenza minima, sapere se ho il Coronavirus. Il mio compagno mi ha ricordato cosa è giusto fare, stare qui e non rischiare di contagiare nessuno.

Cristina, a parte i sintomi influenzali, sta bene di salute? 

Ho un enfisema polmonare e bronchite cronica. In più sono malata di endometriosi da quando sono bambina, ma mi è stata diagnosticata soltanto nel 2015. Prima ho brancolato nel buio, nessuno riusciva a farmi una diagnosi, ora sono dichiarata invalida al 75% e percepisco una pensione di invalidità di circa 250 euro.

Immagino che lei debba curarsi per via della malattia. 

Dovrei fare fisioterapia intensiva tutti i giorni ma non la posso fare, perché qui a Codogno è stato sospeso tutto. Ora mi basta sapere se ho il Coronavirus o no, non voglio disturbare il lavoro di medici né di nessuno, solo sapere.

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