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Asili nido, la legge che dà la precedenza a chi risiede da 15 anni in Veneto è incostituzionale

La legge regionale che accorda la precedenza per l’accesso agli asili nido alle persone che hanno almeno 15 anni di residenza in Veneto è incostituzionale: la Corte costituzionale ha stabilito che non è possibile prevedere che la residenza sia un titolo preferenziale, in quanto è un principio che contrasta con quello di uguaglianza.
A cura di Stefano Rizzuti
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La legge che accorda la precedenza per l’accesso agli asili nido alle persone che hanno almeno 15 anni di residenza nella regione Veneto è incostituzionale. È quanto stabilito oggi dalla Corte costituzionale, relatrice Dario de Pretis, con la sentenza n. 107. Secondo la sentenza il requisito della residenza protratta per 15 anni, richiesto da una legge regionale del 2017 come titolo di precedenza per l’accesso agli asili nido, è quindi incostituzionale.

La legge introdotta in Veneto prevedeva l’introduzione della residenza ininterrotta (o l’attività lavorativa) per 15 anni in Veneto come titolo preferenziale per l’iscrizione dei bambini al nido pubblico. Ma questo principio, secondo la Corte costituzionale, contrasta con quello di uguaglianza, introducendo un criterio definito irragionevole per l’attribuzione del beneficio. Il punto da cui parte la motivazione della sentenza è che non esiste alcuna “ragionevole correlazione” tra la residenza prolungata in Veneto e le situazioni di bisogno o di disagio.

Non solo. La norma, infatti, sarebbe in contrasto anche con la funzione educativa a vantaggio dei bambini dell’asili nido e con quella a vantaggio dei genitori privi di mezzi economici (per pagare l’asilo privato), di carattere socio-assistenziale. “La configurazione della residenza protratta come titolo di precedenza, anche rispetto alle famiglie economicamente deboli, si pone in frontale contrasto con la vocazione sociale degli asili nido”, si legge ancora nella sentenza. Questa funzione sociale “risponde direttamente alla finalità di uguaglianza sostanziale fissata dall’articolo 3 della Costituzione, in quanto consente ai genitori privi di adeguati mezzi economici di svolgere un’attività lavorativa”.

C’è poi anche la questione della funzione educativa: secondo la Corte, infatti, è “irragionevole ritenere che i figli di genitori radicati in Veneto da lungo tempo presentino un bisogno educativo maggiore degli altri”. Il presidente della regione Veneto, Luca Zaia, ha preso “atto con rispetto della sentenza, però nella nostra legge non vedo nulla di oltraggioso, ma contenuti di buon senso”, ha affermato. “Mi dispiace che, troppo spesso, quando si fa qualcosa per la gente che risiede nei territori scatti, quasi in automatico, un'ingiusta accusa di razzismo, perché così non è”, ha concluso Zaia.

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