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Asia Bibi: condanna a morte per blasfemia in Pakistan. Si teme il linciaggio

La comunità internazionale ha cominciato a muoversi e a protestare: dai cattolici agli stessi musulmani la condanna appare unanime. E all’orizzonte anche la paura di un linciaggio.
A cura di Danilo Massa
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Asia Bibi condanna a morte

Le era stato chiesto di portare dell’acqua alle proprie colleghe, ma, di fronte alla loro resistenza – non volevano che l’acqua venisse toccata da un’infedele – Asia Bibi aveva affermato che Gesù era morto sulla croce per l’umanità, chiedendo, di contro, cosa avesse fatto Maometto.

Tanto è bastato perché Asia venisse condannata alla pena di morte per blasfemia. Era giugno del 2009 e dopo oltre un anno è arrivata la sentenza del tribunale di Nankana (Punjab), che non solo ha ritenuto di poter “totalmente” escludere l’eventualità di un’accusa ingiusta, ma nemmeno ha riconosciuto alla fedele cristiana alcuna attenuante.

È la prima volta che in Pakistan una condanna a morte per blasfemia viene pronunciata contro una donna e – a conforto dei prossimi sviluppi – non è mai accaduto che una sentenza simile venisse confermata in sede di appello. Resta la speranza, infatti, che la pena venga ridotta dall’Alta Corte di Lahore. Ma si avverte comunque uno squilibrio fortissimo: non di rado le condanne vengono ridotte all’ergastolo, che appare ancora una pena eccessiva.

Come nel caso di Sakineh, anche in questo la mobilitazione di associazioni di diversa natura non si è fatta attendere. Dayan Hasan della Human Rights Watch 2 in Pakistan, ad esempio, ha affermato che "La legge sulla blasfemia è assolutamente oscena e va rifiutata in blocco. Essa è utilizzata soprattutto contro gruppi vulnerabili che soffrono discriminazione politica e sociale. In particolare essa è utilizzata contro le minoranze religiose e le sette eretiche musulmane".

Dello stesso parere, peraltro, parte del mondo islamico. Anche un noto accademico musulmano, Muhammad Hafiz, ha sostenuto l’uso politico del reato di blasfemia: "Negli ultimi anni i fondamentalisti hanno usato la legge sulla blasfemia come un'arma contro le minoranze religiose". Non bisogna dimentica – prosegue Muhammad Hafiz – che “L'islam ci insegna a proteggere le minoranze religiose”.

Infine un riferimento alla cronaca recente che suona come un cattivo presagio: “Tempo fa due fratelli cristiani sono stati accusati di aver scritto un volantino blasfemo contro Maometto e sono stati uccisi all'esterno di un tribunale nel Punjab. Si tratta del pastore Rashid Emmanuel e di suo fratello Sajjad, colpiti da armi fa fuoco mentre lasciavano la corte di Faisalabad, dove centinaia di musulmani protestavano perché fossero condannati a morte". Vale a dire che le associazioni dovranno vigilare fuori e dentro dei tribunali.

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