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Golpe Turchia, Erdogan parla dallo smartphone: “Sono io il presidente, resistete”

Molti dubbi aleggiano sul futuro della Turchia. “Supereremo tutto questo. Presto sarò ad Ankara” ha detto il Presidente, in una telefonata su FaceTime con una giornalista della CNN Turk. “Rete gulenista ha le responsabilità di questo golpe”, ha aggiunto Erdogan.
A cura di Biagio Chiariello
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In Turchia è in atto un golpe, contro il governo di Erdogan. Parte dello stato maggiore fedele al presidente si sarebbe sollevato e penetrato nelle principali città del paese. I vertici fedeli al presidente sarebbero stati arrestati da ufficiali di grado più basso. “Supereremo tutto questo”, ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, parlando su FaceTime con una giornalista della CNN Turk, in un luogo non chiaro (probabilmente in volo), dicendo che il colpo di stato è frutto di una minoranza dell’esercito.

“Sono ancora il presidente della Turchia ed il Commander in chief: resistete al colpo di stato nelle piazze e negli aeroporti, presto sarò ad Ankara”, ha aggiunto Erdogan, parlando in diretta dal suo smartphone. Ha quindi imputato la responsabilità del colpo di Stato alla “rete gulenista”, ovvero del predicatore Fethullah Gülen, che da diverso tempo viene considerato l’oppositore più potente di Recep Tayyip Erdoğan. “La nostra nazione, mai e poi mai tollererà azioni contro la democrazia” e le autorità “democraticamente elette” risponderanno al golpe anche “se ciò dovesse comportare dei morti”. Aveva scritto su Twitter il premier turco, Binali Yldirim.

Secondo alcune fonti americane, il presidente turco avrebbe rifiutato di atterrare a Istanbul, quindi avrebbe chiesto asilo in Germania, per vedersi rispondere picche. In precedenza la stessa tv turca aveva detto che “è al sicuro”. In questi giorni Erdogan si trovava in vacanza a Bodrum, nota località marina della Turchia, ma a questo punto è probabile che abbia lasciato la città. Secondo alcuni fonti sarebbe stato portato in una località segreta. Erdogan, 62 anni, è alla guida del Paese dal 14 marzo 2003, quando era divenuto primo ministro della Turchia. Successivamente è diventato presidente.

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