Allarme a Bari, c’è un quarto caso di Seu: ricoverata bimba di 2 anni, scattano i controlli
Nuovo caso di Seu a Bari: si tratta del quarto dall’inizio dell’anno. Questa volta la Sindrome emolitico uremica, che la scorsa settimana ha portato alla morte una piccola di Lucera di appena tredici mesi, ha colpito una bambina di 2 anni, ricoverata da sabato scorso nell'ospedale ‘Giovanni XXIII' del capoluogo pugliese. La notizia è stata anticipata da ‘La Gazzetta del Mezzogiorno'. I medici assicurano che la piccola "non è in pericolo di vita". Gli stessi medici evidenziano che "non c'é emergenza" ma la Regione Puglia ha comunque la Regione Puglia ha deciso di rafforzare i controlli su tutta la filiera alimentare e sull’ambiente per debellare i focolai del virus. Con la stagione turistica già partita, si vuole evitare quanto accaduto nel 2017 quando la Puglia ha “esportato” otto casi di Seu, bambini che hanno contratto il batterio in vacanza e hanno sviluppato la malattia al ritorno a casa.
La Seu in Puglia
Il nuovo caso riguarda una bimba che venerdì scorso era stata portata dai genitori all’ospedale San Paolo. Da qui, lo staff sanitaria ne ha disposto il trasferimento all’ospedale pediatrico, prima in Malattie infettive e quindi nel reparto di Nefrologia, diretto da Mario Giordano, che è il centro di riferimento regionale per la Sindrome emolitico-uremica. La Seu è una complicazione di un’infezione intestinale batterica, trasmessa per via alimentare o per contatto con animali infatti o ambiente contaminato. Nei peggiori dei casi, come successo settimana scorsa, può portare alla morte. La causa è da ricercare nel latte non pastorizzato ma anche negli insaccati e in verdure coltivate con acqua contaminata. Il sintomo che potrebbe far suonare il campanello d’allarme è la presenza di sangue nelle feci. Dopo l’epidemia del 2013, e i due decessi dello scorso anno, gli ospedali pugliesi hanno sviluppato un’attenzione particolare alla Seu. La Regione in questi giorni svilupperà un nuovo protocollo che prevede il coinvolgimento dei reparti di pediatria, con lo scopo di ridurre i tempi per la diagnosi.