Cosa hanno detto Renzi e Calenda alla manifestazione per Gaza a Milano

"Dovrebbero far leggere Oz nelle scuole", ha detto Matteo Renzi aprendo la manifestazione "Due popoli, due Stati, un destino" al Teatro Franco Parenti di Milano. Un'iniziativa promossa da Italia Viva e Azione per chiedere il cessate il fuoco a Gaza, la liberazione degli ostaggi israeliani e la ripresa di un processo politico che riconosca il diritto all'esistenza sia di Israele che della Palestina. Per Renzi, evocare lo scrittore israeliano Amos Oz non sarebbe un gesto neutro ma un richiamo alla cultura del dialogo, al rifiuto del fanatismo e all'urgenza di una politica capace di parlare alle coscienze, soprattutto dei più giovani. "Il fanatismo è morte, il compromesso è vita", ha detto, citando un concetto ricorrente nei testi dello scrittore, e sottolineando il bisogno di respingere le polarizzazioni ideologiche. "Chi brucia la bandiera dell'ascolto", ha aggiunto, "brucia anche la possibilità di costruire un futuro". Intanto, fuori dal teatro, raggiunto da Fanpage.it Carlo Calenda dichiara: "Non condivido nulla di ciò che sta facendo il governo di Israele, e questa è la posizione che contemporaneamente si sposa con l'assoluta intolleranza di chi predica la distruzione dello stato di Israele e per ogni atto, purtroppo diffuso, di antisemitismo. Oggi avremo bandiere palestinesi e israeliane insieme, ci sono luoghi dove non è accettabile avere una bandiera palestinese o una bandiera israeliana", riferendosi alla manifestazione promossa invece da Pd, Avs e M5s per la giornata domani, sabato 7 giugno.
Renzi: "Un governo assente nella politica estera"
Nel corso del suo intervento, Renzi ha rivolto una critica decisa all'attuale esecutivo italiano, accusandolo di oscillare senza coerenza tra posizioni internazionali contraddittorie: "Non basta inseguire i like o cambiare postura politica a seconda del momento. Si passa dai no euro agli abbracci con Macron, dai baci con Biden alla sudditanza verso Trump. Ma la politica estera non è una sceneggiata da social, è responsabilità storica". Renzi ha detto chiaramente che Italia Viva è pronta a collaborare con il governo se vorrà davvero giocare un ruolo attivo nella diplomazia internazionale, ma ha anche segnalato che oggi l'Italia appare "marginale e silenziosa" in uno scenario che invece richiede coraggio e iniziativa.
"Due popoli, due Stati. E il rifiuto delle scorciatoie ideologiche"
Il cuore del discorso è stato poi dedicato alla necessità di affermare con chiarezza "due verità complementari", ha detto Renzi, "il diritto all'esistenza dello Stato di Israele e il diritto alla libertà del popolo palestinese". Renzi ha ribadito che non ci può essere ambiguità su questo punto: "Israele non solo ha il diritto, ma il dovere di esistere. Allo stesso modo, i bambini di Gaza devono avere il diritto di crescere in pace, liberi da Hamas e dalle bombe". Senza negare la responsabilità di Hamas come organizzazione terroristica, Renzi ha invitato anche a guardare con lucidità alle scelte del governo israeliano: "Non mettiamo sullo stesso piano una democrazia e un gruppo armato. Proprio per questo chiediamo a Netanyahu di rispettare il diritto umanitario. Israele conosce il diritto, e quindi ha l'obbligo di rispettarlo". Il leader di Italia Viva ha anche criticato le campagne di boicottaggio contro le istituzioni accademiche e culturali israeliane: "L'università è il luogo del dialogo, non del silenzio imposto. Boicottare cultura e ricerca non è resistenza, è chiusura mentale. Anche il teatro è uno spazio di libertà, e questo teatro oggi è un simbolo di confronto".
Calenda: "Basta ambiguità. Chi è amico di Israele deve avere il coraggio di dire che così non va"
"Non è vero che questa è la prima mobilitazione", ha affermato Carlo Calenda dal palco del Teatro Franco Parenti, alla manifestazione, "Non è vero. Dal 7 ottobre ci siamo mobilitati eccome". "Quando tu scrivi ‘no israeliani' su una vetrina – ha aggiunto – il passaggio a ‘no ebrei’ lo hai già fatto dentro la testa. Non è vero che non c'era empatia verso Israele. Mio figlio di 15 anni ha chiesto di fare lo stage nella comunità ebraica. Lo ha fatto. Siamo tra i pochi ad aver detto fin da subito che Hamas, dopo il 7 ottobre e dopo aver tenuto ostaggi, anche in paesi terzi, era un obiettivo militare legittimo". Ma arriva un punto, ha scandito, "in cui bisogna dire basta. E quel basta lo devono dire proprio gli amici di Israele, perché se non lo diciamo noi, lo diranno altri. E lo sappiamo chi saranno."
Quel "basta", per Calenda, non sarebbe una formula generica: "Non è lo slogan da talk show dei due popoli, due Stati e pace giusta. È un basta preciso: basta all’involuzione democratica che sta colpendo Israele. Mentre parliamo, ci sono israeliani che marciano verso Gaza con viveri e aiuti. E noi ci arrovelliamo sul dibattito assurdo se Hamas sequestra o no gli aiuti. Certo che li sequestra. Hamas sono terroristi islamici, nemici dell'Occidente. Chi sventola quella bandiera inneggia contro sé stesso".
Calenda poi distingue: "Di Hamas non mi importa, sono terroristi. Io voglio parlare di Israele. Perché Israele è qualcosa a cui siamo profondamente legati. E se Netanyahu sta prolungando la guerra per restare al potere, è nostro dovere dirlo. Lo dicono anche gli israeliani. Con questa destra al governo, nessun passo sarà fatto verso il riconoscimento dello Stato di Palestina. E se non ci sarà quello, non ci saranno due popoli e due Stati". Non bastano, ha detto, le condanne generiche: "Se dici che Hamas ruba gli aiuti, è vero. Ma questo non giustifica la distruzione di Gaza, non giustifica i bombardamenti, non giustifica lasciare persone senza cibo. Quel ragazzo palestinese che avete sentito oggi non merita le bombe. Non merita la fame".
Ma soprattutto, ha concluso Calendam, in gioco ci sarebbe l'anima di Israele: "E l'anima di Israele non è Netanyahu, ma quella di chi lotta per la democrazia. È per loro, per gli amici veri di Israele, che oggi bisogna dire basta. Non per far vincere Hamas, ma per salvare Israele. E anche noi stessi, noi che siamo suoi amici".
Fuori dal teatro, la contro-manifestazione
Intanto, all'esterno del Parenti, alcune sigle pro-Israele come la Brigata Ebraica e Free 4 Future hanno protestato contro la presenza di Calenda, accusato di ambiguità: "Non si può dire di stare con Israele e poi chiedere sanzioni contro Netanyahu", ha affermato Alessandro Litta Modignani, presidente di un'associazione milanese pro-Israele. "Netanyahu è stato eletto democraticamente. Le critiche possono diventare uno strumento elettorale per rafforzarlo, non per indebolirlo".
