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Sondaggio choc femminicidi, l’associazione sulla chat: “Educazione affettiva non sia vista come un mostro”

Raggiunta al telefono da Fanpage.it, la presidente dell’associazione Women For Freedom Luisa Rizzon ha commentato il sondaggio choc sui femminicidi lanciato da uno studente di Bassano del Grappa. “Si è scusato? Lo apprezziamo ma educazione all’affettività è ora fondamentale nelle scuole”.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Il sondaggio e la lettera di scuse
Il sondaggio e la lettera di scuse

Ha diffuso una lettera di scuse l'anonimo autore del sondaggio sui femminicidi di una chat Whatsapp tra studenti a Bassano del Grappa. Il giovane, attualmente seguito da un avvocato, ha fatto sapere in una nota di "essersi reso conto in pochi secondi del dolore arrecato alle famiglie delle vittime" e di "aver visto la delusione negli occhi dei familiari".

La vicenda, commentata sui social anche dalla sorella di Giulia Tramontano, Chiara, potrebbe non finire qui: sulla chat diffusa dall'associazione contro la violenza sulle donne Women For Freedom si è espresso tra gli altri il ministro dell'Istruzione Valditara che ha auspicato provvedimenti da parte dell'Istituto scolastico.

"Non abbiamo avuto contatti con l'autore di questo sondaggio – ha spiegato a Fanpage.it la presidente dell'associazione, Luisa Rizzon -. Probabilmente contatteremo il suo legale per confrontarci sulla questione. Abbiamo visto la lettera di scuse che ha fatto pubblicare dai portali online e lo apprezziamo, anche se vorremmo che i pensieri sul dolore arrecato alle famiglie delle vittime arrivassero prima di certe azioni. Riteniamo che un ragazzo possa incorrere in errori anche molto grandi ma il nostro scopo è che non li ripeta".

Cosa resta quindi dopo questa vicenda?

"Sicuramente uno spunto di riflessione per tutta la nostra società. Bisogna pensare alle parole che usiamo nel quotidiano e renderci conto che l'educazione all'affettività nelle scuole è importante, non va temuta e non va tolta. Per noi è molto importante: bisogna aumentare le ore nelle classi e portare la cultura del rispetto nelle scuole".

Ritiene che gli insegnanti se ne stiano occupando?

"Gli insegnanti con i quali parliamo ci dicono che fanno il possibile. Ci sono dei difetti nelle scuole, ma ci sono anche tanti bravi docenti e tante brave famiglie che cercano di fare rete attorno ai ragazzi. Il problema è che queste persone non vanno lasciate sole, non si può lasciare agli insegnanti l'onere di occuparsi da soli di un tema come quello dell'educazione all'affettività che richiede competenza. Un insegnante di matematica, anche bravo, è competente nella sua materia ma non può farsi carico da solo anche di questa tematica".

Cosa si può fare per rendere queste lezioni efficaci?

"L'educazione all'affettività deve essere una materia scolastica a tutti gli effetti. Aiuterebbe i ragazzi a riflettere e confrontarsi perché spesso non ci sono spazi nei quali possono veramente parlare e ascoltare gli altri su quanto la discriminazione di genere sia effettivamente un problema insito nel quotidiano. Ci vuole chiaramente competenza e la consapevolezza che gli insegnanti non possono coprire tutto quanto".

Non avete notizie sull'identità dell'autore del messaggio?

"No e non credo cercheremo di saperlo. Non vogliamo dare il via a una caccia, vogliamo solo incentivare una riflessione e perché no, insegnare qualcosa a questo ragazzo. Non sappiamo neppure se sia minorenne. Come associazione non vogliamo lavorare solo sul singolo caso, ma vogliamo parlare di questa vicenda in tutti gli istituti scolastici di Bassano del Grappa".

"Non vogliamo che i ragazzi che oggi scrivono queste cose domani diventino gli adulti che commettono violenze sulle donne e ci preoccupa anche il fatto che l'età di questi reati si stia abbassando sempre di più. Un episodio come questo favorisce anche questo genere di riflessione. L'educazione all'affettività non deve essere vista come un mostro che devia le classi, anzi. Si tratta di cultura del rispetto, serve per parlare con questi ragazzi".

Ha letto il commento sulla vicenda di Chiara Tramontano, sorella di Giulia?

Non ancora, ma come associazione ci piacerebbe raggiungerla e parlarne con lei, magari far nascere qualcosa di buono come una collaborazione per evitare episodi simili e cercare di contribuire nel nostro piccolo a una risoluzione del problema.

È davvero difficile digerire che per alcuni ragazzi sondaggi del genere siano battute, perché non c'è nulla da ridere. Non vogliamo trovare a tutti i costi la scuola dell'autore di questo sondaggio perché non è questo il nostro intento, ma vogliamo rendere questa storia oggetto di apprendimento per tutti e sicuramente ne parleremo in tutti gli istituti di Bassano, ovunque ci vorranno.

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