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Stragi mafiose del ’93, indagato il generale Mario Mori: “Pur sapendo, non le ha impedite”

L’ex comandante del Ros è stato iscritto nel fascicolo sulle presunte complicità esterne negli attentati di Firenze, Roma e Milano, nonché il fallito attentato allo stadio Olimpico. “Contro di me accuse surreali e risibili”, commenta lo stesso Mori.
A cura di Biagio Chiariello
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Un avviso di garanzia ricevuto nel giorno del suo 85esimo compleanno. Il generale Mario Mori è stato iscritto nel registro degli indagati per le stragi mafiose del 1993. A renderlo noto è lo stesso ufficiale dei Carabinieri, già assolto al processo per la presunta trattativa Stato-mafia.

L'ex comandante del Ros ed ex direttore del Sisde (i servizi segreti civili) deve dunque rispondere per le presunte complicità esterne per gli attentati di Firenze, Milano e Roma del 1993. Deve difendere dai "reati di strage, associazione mafiosa e associazione con finalità di terrorismo internazionale ed eversione dell’ordine democratico. L’atto istruttorio”, specifica la nota rilasciato dallo stesso Mori, “è stato fissato per il prossimo 23 maggio ma verosimilmente verrà rinviato, poiché il mio difensore ha comunicato di non poter essere presente”.

Nello specifico l’indagine in corso a Firenze, coordinata dai procuratori aggiunti Luca Turco e Luca Tescaroli, punta ad individuare i presunti ispiratori politici delle bombe mafiose di via dei Georgofili a Firenze, via Palestro a Milano e san Giovanni in Laterano e san Giorgio al Velabro nella Capitale.

Nel capo d’accusa redatto dai pm fiorentini si legge che Mori, “pur avendone l’obbligo giuridico, non impediva, mediante doverose segnalazioni e/o denunce all’autorità giudiziaria, ovvero con l’adozione di autonome iniziative investigative e/o preventive, gli eventi stragisti di cui aveva avuto plurime anticipazioni” poi verificatisi a Firenze, Roma e Milano, nonché il fallito attentato allo stadio Olimpico

Nello stesso processo, già archiviato e riaperto più volte, è indagato il fondatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri e lo era anche l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, deceduto lo scorso giugno.

"Supererò quest’ennesima angheria", commenta il generale nella nota. "Dopo una violenta persecuzione giudiziaria – portata avanti con la complicità di certa informazione e durata ben 22 anni – che mi ha visto imputato in ben tre processi, nei quali sono stato sempre assolto, credevo di poter trascorrere in tranquillità quel poco che resta della mia vita. Ma devo constatare che, evidentemente, certi inquirenti continuano a proporre altri teoremi, non paghi di 5 pronunce assolutorie e nemmeno della recente sentenza della Suprema Corte che, nell’aprile scorso, ha sconfessato radicalmente le loro tesi definendole interpretazioni storiografiche", scrive il generale nella nota.

"Per questo motivo, quei giudici della Cassazione sono stati duramente criticati dal consesso dei lottatori antimafia nella totale indifferenza del CSM che, dinnanzi a questi violenti e volgari attacchi, tace a fronte di questo disegno che ha come unico obiettivo quello di farmi morire sotto processo", aggiunge.

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