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Il sogno degli operai ex GKN: “Riprendersi la fabbrica per produrre biciclette e pannelli”

Hanno prodotto accessori per auto private e inquinanti, fino a quanto un fondo finanziario non ha chiuso la fabbrica. Oggi sognano di riprendersi quegli spazi e trasformarli in un’alternativa ecologica. Hanno tutto pronto: i soldi, una proposta di legge e la volontà. Ma per ora la Regione Toscana tace.
A cura di Saverio Tommasi
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Operaio GKN
Operaio GKN

"Qui non si sgombera, per questa fabbrica, Firenze insorgerà", gridano a ritmo di tamburi. Le persone si affacciano alle finestre, durante il passaggio della manifestazione, qualcuno applaude, quando lo fa una vecchia signora i manifestanti si fermano a salutarla e le fanno le foto.

E' una festa dove non si festeggia, la manifestazione degli operai dell'ex GKN a Firenze, sabato 18 maggio. Ci sono i fumogeni, i palloncini, i cori, tantissime studentesse e studenti, e proprio ai più giovani è appaltato il ruolo di "sicurezza" nel corteo: tengono le fila e aiutano le persone a muoversi con un po' di coordinazione. È la versione moderna e contraria del buttafuori: le studentesse e gli studenti sorridono, si danno la mano e tengono i cordoni.

Non si festeggia oggi, perché gli stipendi non arrivano da cinque mesi e "cinque mesi sono tanti, eravamo in 420 e siamo rimasti in 150". Però manifestano con gioia, con rabbia e con determinazione.
Un operaio mi prende da una parte: "Io li capisco quelli che si licenziano, almeno prendono la Naspi, io non so più cosa mettere in tavola, oggi fra noi può resistere soltanto chi non aveva un mutuo, o un affitto elevato". E io chiedo: "E per quanto, ad esempio, potrai resistere?" Lui mi risponde: "Pochissimo tempo, questa è la quinta manifestazione, forse è l'ultima". E dal tono non pensava alla vittoria degli operai. Poi mi guarda, allarga le braccia, non si commuove però si morde il labbro.

La manifestazione è partecipata, però meno di altre volte. È la quinta manifestazione e sono meno gli operai, sono meno i cittadini ed è totalmente assente la politica, anche se siamo in campagna elettorale. C'è un solo consigliere comunale di opposizione di sinistra, e qualche persona candidata nella stessa area; ma non ci sono consiglieri regionali, né di maggioranza né di opposizione. Non ci sono sindaci, e non ci sono candidate o candidati sindaci di grandi partiti. Oggi, qui, non sono venuti neanche a farsi campagna elettorale. Hanno snobbato, oppure sono andati a distribuire i santini elettorali in centro, o davanti a qualche fabbrica che non ha (per fortuna) ancora bisogno di essere salvata.

Gli operai hanno un sogno a cui però (fino a questo momento) è mancata la possibilità di un riconoscimento giuridico. Eppure loro hanno scritto una proposta di legge regionale e lo hanno fatto appositamente per il Consiglio regionale toscano, senza neanche un appoggio politico, così mi raccontano. Io fatico a crederci e insisto: "Un consigliere regionale, almeno uno, si sarà fatto avanti, no?". Ripetono: "Nessuno, la politica visualizza ma non risponde". Insisto, però mi rispondono tutti la stessa cosa. Guardo le agenzie di stampa, di solito i commenti a caldo dei politici durante gli eventi passano tutti da lì, ma questa volta tacciono. Tutti.

Il sogno degli operai è quello di rilevare l'ex GKN attraverso un consorzio dove possano entrare associazioni e altre piccole aziende, Comuni e la stessa Regione Toscana. Il progetto lo hanno già scritto, e lo hanno fatto con l'aiuto dei professori della Normale di Pisa, una delle più importanti Università italiane. "Il progetto è reale", insistono. Hanno paura di non essere creduti, me lo ripetono e aggiungono: "Abbiamo già trovato anche sei milioni di euro di finanziamenti da parte di istituzioni pubbliche, siamo pronti. I soldi sono sul tavolo".

Di più: gli operai dell'ex GKN hanno formato una cooperativa con cui, nell'ultimo anno, hanno iniziato la produzione di Cargo Bike: "Il nostro sudore è qui", mi dicono degli operai mentre le pedalano. Fatico a stargli dietro, pedalano e insistono come chi ci crede davvero: "Funzionano, potremmo iniziare su larga scala domani".
Il sogno degli operai dell'ex GKN è quello di integrare le Cargo Bike con una produzione di pannelli fotovoltaici. Uno degli operai lo racconta chiaramente: "Per anni ho prodotto componenti per auto, quindi componenti per vetture private, inquinanti, e oggi noi abbiamo il sogno concreto di trasformare quella fabbrica in una fabbrica in grado di realizzare prodotti ecosostenibili, prodotti che possano andare verso una mobilità leggera, insomma un altro modo di intendere il mondo e lo sviluppo".

Faccio duecento metri e incontro una donna, anche lei operaia all'ex GKN: "Qual è il problema?" le chiedo. "La proposta sembra bella, con la Normale di Pisa a fare da garante intellettuale, poi mi hanno detto che ci sono già anche sei milioni di euro sul tavolo". L'operaia risponde: "Vogliamo uscire dalle gabbie e questo spaventa, creeremmo un precedente pericoloso per un'idea di sviluppo fondata sul massimo guadagno".

Qui sono tutti molto realisti: il progetto funzionerebbe, porterebbe lavoro per centinaia di persone, però ci sono settori che economicamente, forse, funzionano ancora di più: "Se guardiamo soltanto all'interesse del padrone, o del fondo finanziario, è chiaro che per loro funzioni di più un'economia di prodotti legati alla guerra, oppure a loro convenga chiudere qui e riaprire da qualche altra parte nel mondo, dove i diritti garantiti sono ancora minori. Però non conviene al genere umano, prima ancora che a noi ex dipendenti della GKN. Per questo siamo qui, e proveremo a resistere il più possibile".
"Per quanto ancora?" chiedo un'ultima volta.
"Fino a quando riusciremo ancora a parlare di futuro e di sogni".

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Sono giornalista e video reporter. Realizzo reportage e documentari in forma breve, in Italia e all'estero. Scrivo libri, quando capita. Il più recente è "Siate ribelli. Praticate gentilezza". Ho sposato Fanpage.it, ed è un matrimonio felice. Racconto storie di umanità varia, mi piace incrociare le fragilità umane, senza pietismo e ribaltando il tavolo degli stereotipi. Per farlo uso le parole e le immagini. Mi nutro di video e respiro. Tutti i miei video li trovate sul canale Youmedia personale.
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