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Narcotizzò il compagno gioielliere per rubare 30mila euro di preziosi dal negozio: a processo 11 anni dopo

Avrebbe narcotizzato il compagno gioielliere per svaligiare il suo negozio insieme a due complici, portando via un bottino da 30mila euro. Per questo una donna di 47 anni è stata rinviata a giudizio e ora, a distanza di 11 anni dai fatti, avvenuti a Treviso il 3 novembre 2013, il processo a carico suo e dei complici è iniziato.
A cura di Eleonora Panseri
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Immagine di repertorio
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Avrebbe narcotizzato il compagno gioielliere con dei sonniferi sciolti nel bicchiere per svaligiare il suo negozio insieme a due complici, portando via un bottino da 30mila euro. Per questo una donna di 47 anni è stata rinviata a giudizio e ora, a distanza di 11 anni dai fatti, avvenuti il 3 novembre 2013, il processo a carico suo e dei complici è iniziato.

Il rinvio della celebrazione del procedimento è stato causato dal Covid e da un incidente accaduto al giudice per le indagini preliminari, che si era rotto un braccio.

Nella mattinata di oggi, mercoledì 15 maggio, come riporta il quotidiano locale Il Gazzettino, due dei tre presunti autori della rapina alla gioielleria San Zeno, nell'omonima via, si sono presentati davanti al Collegio del tribunale di Treviso. I tre imputanti sono tutti di origine romena e imparentati fra loro. C. A. D., la 47enne all’epoca convivente con gioielliere, D. D., 30 anni, e A. D., 48 (attualmente risulta irreperibile), sono accusati di rapina aggravata in concorso.

La ricostruzione della rapina del 2013

All’epoca dei fatti l'uomo aveva 69 anni (oggi 80) e faceva uso occasionalmente di farmaci per conciliare il sonno. La donna, con la scusa di preparargli un cocktail mentre lui si riposava davanti alla tv, avrebbe utilizzato il sonnifero per narcotizzarlo, impadronirsi delle chiavi del negozio e della cassaforte, oltre al telecomando che azionava il sistema d’allarme.

Poi si sarebbe introdotta insieme ai due parenti nel negozio e con loro sarebbe riuscita a trafugare gioielli, tra cui un pregiato collier, e articoli in oro per un valore complessivo di 30mila euro. Il gioielliere si sarebbe svegliato la mattina seguente e solo nei giorni successivi si sarebbe reso conto che mancavano all’appello molti gioielli.

Con il passare dei giorni, i sospetti dell'uomo si sarebbero concentrati sulla compagna di trent’anni più giovane, con cui aveva da poco allacciato una relazione. Secondo gli inquirenti, sarebbe stata proprio lei a ideare il colpo insieme ai complici. Le indagini erano partita dopo la denuncia del gioielliere, gli investigatori erano riusciti a risalire ai presunti autori anche grazie alle immagini delle telecamere di videosorveglianza.

L’avviso di chiusura delle indagini preliminari aveva raggiunto gli indagati nel febbraio 2015, tranne il 48enne, irreperibile già all'epoca. Il gioielliere ha scelto di non costituirsi come parte civile nel processo iniziato oggi, la prossima udienza è stata fissata per giugno.

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