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Tre aliquote Irpef nella nuova riforma fiscale, chi ci guadagna di più e chi ci perde

La riforma fiscale approvata dal governo Meloni ha al centro una revisione dell’Irpef, cioè della tassa sul reddito. Il governo ha annunciato che abbasserà il numero di aliquote Irpef da quattro a tre, ma i tempi non sono certi: per mettere in pratica le modifiche previste serviranno dei decreti appositi.
A cura di Luca Pons
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La riforma fiscale del governo Meloni ha al centro una revisione delle aliquote Irpef, cioè dell'imposta sul reddito che la maggior parte degli italiani pagano. Nel testo approvato ieri, però, non ci sono indicazioni precise. Trattandosi di una legge delega, il Parlamento dovrà approvarla e poi la palla tornerà al governo, che avrà due anni per mettere in pratica concretamente tutte le modifiche previste. Anche per quanto riguarda l'Irpef, quindi, serviranno ancora diversi mesi prima di vedere cambiamenti effettivi, e le nuove aliquote non si applicheranno prima del 2024.

Il testo della nuova proposta di legge dice che, per quanto riguarda l'Irpef, si intende procedere con una "revisione e graduale riduzione", sempre mantenendo il "principio di progressività" (cioè l'idea che chi guadagna di più paga più tasse, prevista dalla Costituzione) e nella prospettiva di arrivare in futuro a una "aliquota impositiva unica", cioè alla flat tax per tutti. Per farlo, il governo propone di riordinare  anche "gli scaglioni di reddito e le aliquote di imposta".

Diversi esponenti del governo, tra cui la stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni, hanno chiarito che il primo passo sarà una riduzione del numero di aliquote da quattro a tre, e oggi la presidente ha dato un'indicazione ulteriore: parlando al congresso nazionale della Cgil ha detto che il governo intende "ampliare sensibilmente il primo scaglione, quello con l'aliquota più bassa". Questo ha spinto a pensare che, tra le ipotesi circolate negli ultimi giorni, una in particolare sia vicina a quella che sarà la riforma effettivamente realizzata dal governo nei prossimi mesi.

L'ipotesi più probabile sulle tre aliquote Irpef e chi pagherebbe meno tasse

Attualmente, l'Irpef prevede quattro scaglioni di reddito. È stata riformulata in questo modo dal governo Draghi – prima gli scaglioni erano cinque – e, come è normale, agli scaglioni con il reddito più alto spettano anche le aliquote più alte da versare allo Stato. La divisione è questa:

  • Fino a 15mila euro di reddito, si paga il 23%. È esclusa una fascia di reddito ancora più bassa, detta no tax area, che non versa l'Irpef. Anche sulla no tax area il governo Meloni ha deciso di intervenire.
  • Da 15mila a 28mila euro di reddito, si paga il 25%.
  • Da 28mila a 50mila euro di reddito, si paga il 35%.
  • Oltre i 50mila euro di reddito annuale si paga il 43%.

Questa è la suddivisione attuale, che, va ricordato, resterà quasi sicuramente in vigore per tutto il 2023. Per quanto riguarda la nuova divisione con tre aliquote Irpef, invece, l'ipotesi più plausibile dopo le parole di Giorgia Meloni è quella che prevede queste tre aliquote:

  • Fino a 28mila euro di reddito, si paga il 23%. Anche in questo caso, come detto, è esclusa una fascia più bassa di no tax area.
  • Da 28mila a 50mila euro di reddito, si paga il 35%.
  • Oltre i 50mila euro di reddito, si paga il 43%.

Questa riforma accorpa i primi due scaglioni Irpef della divisione attuale, mantenendo invece senza variazioni gli altri due. Secondo le stime del ministero dell'Economia, questo cambiamento farebbe perdere alle casse dello Stato circa 3-4 miliardi di euro, una somma contenuta rispetto alle altre ipotesi di tagli più ampi dell'Irpef.

A guadagnarci in modo più diretto sarebbero le persone con un reddito tra i 15mila e i 28mila euro all'anno. Per loro, infatti, l'aliquota scenderebbe di due punti, dal 25% al 23%. Il guadagno poi si estenderebbe anche alle fasce superiori: per come viene calcolata l'Irpef, infatti, chi guadagna più di 50mila euro pagherebbe comunque il 23% sui primi 28mila euro guadagnati, poi il 35% sulla parte dai 28mila ai 50mila euro e il 43% sul resto, come accade oggi. Guardando alle cifre assolute, per chi guadagna da 28mila euro in su ogni anno lo sconto sull'Irpef sarebbe di 260 euro. Per chi guadagna meno, la percentuale di sconto resta la stessa ma i numeri assoluti scendono.

Bisogna considerare che nella spesa annuale per le tasse non peserà solo l'Irpef, ma anche dalle varie detrazioni, esenzioni, crediti e sconti fiscali che è possibile applicare alle proprie tasse. Una bozza della legge delega sulla riforma fiscale spiegava che attualmente ce ne sono più di 600, e che occupano circa 165 miliardi di euro di tasse. Il governo intende rivederli, riducendole – anche qui in modo progressivo, per far avere meno sconti a chi ha un reddito più alto – ma solo quando sarà chiaro il quadro delle nuove esenzioni si potrà sapere nel dettaglio quanto risparmia ogni fascia di reddito.

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