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Opinioni

Vigili assenti: quando una notizia (non verificata) serve alla riforma

Un certo tipo di notizie, verificate o meno che siano, fanno comodo. E questo è il caso del “clamoroso” assenteismo dei vigili di Roma nella notte di Capodanno.
A cura di Roberta Covelli
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Il ciclo della notizia ha spesso un percorso irrazionale, quasi perverso: la segnalazione passa di bacheca in bacheca, tra amministratori e giornalisti, arricchendosi di sensazionalismo e, forse, allontanandosi dalla realtà. Così, quando il Campidoglio denuncia le assenze dell'83,5% dei vigili la notte di capodanno, l'indignazione monta, investendo social network, bar ed editorialisti di grido. Perfino Renzi, sull'onda dello sdegno generalizzato, lancia su Twitter la riforma del pubblico impiego.

L'idea che circola è che tutti quegli agenti si sarebbero messi in malattia o avrebbero sfruttato i permessi accordati ai donatori di sangue o in virtù della legge 104: eppure il concetto di “assenza” indicherebbe la semplice astensione dal servizio. Infatti, segnala Stefano Giannini del Sulpl, la maggioranza degli assenti era in ferie, non in malattia. E, da questa ricostruzione, emergerebbero anche le responsabilità di una pianificazione del servizio che, sempre secondo Giannini, avrebbe calcolato male anche il ricorso allo straordinario volontario (appunto “straordinario” e, appunto, “volontario”).

Insomma, un certo tipo di notizie, verificate o meno che siano, fanno comodo. Le storie di imprenditori illuminati ignorati dai giovani italiani avallano luoghi comuni su laureati snob o fannulloni, le bufale sull'assenteismo dei lavoratori ne delegittimano le battaglie favorendo l'interesse datoriale, come fu per i facchini di Alitalia. E le percentuali sui vigili romani diventano il pretesto per la riforma sul pubblico impiego, nonostante strumenti per reprimere l'inadempimento dei lavoratori già ci siano.

L'unico modo per spezzare il circolo vizioso tra sensazionalismo e misure politiche emergenziali è rinunciare al riflesso pavloviano dell'indignazione: la generalizzazione spicciola si può evitare, con un serio lavoro di fact checking giornalistico o, forse più semplicemente, imparando a sospendere il giudizio laddove la verifica manca.

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Nata nel 1992 in provincia di Milano. Si è laureata in giurisprudenza con una tesi su Danilo Dolci e il diritto al lavoro, grazie alla quale ha vinto il premio Angiolino Acquisti Cultura della Pace e il premio Matteotti. Ora è assegnista di ricerca in diritto del lavoro. È autrice dei libri Potere forte. Attualità della nonviolenza (effequ, 2019) e Argomentare è diabolico. Retorica e fallacie nella comunicazione (effequ, 2022).
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