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Vaccini, Antitrust: “Mercato da 300 mln, favorire la concorrenza per abbattere i prezzi”

L’autorità garante rivela come, favorendo la concorrenza tra case farmaceutiche, sarebbe possibile abbattere sensibilmente i costi a carico del Servizio Sanitario Nazionale.
A cura di Davide Falcioni
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Il caso dei vaccini antinfluenzali della Crucell e della Novartis ritirati nelle ultime settimane finisce nel mirino degli inquirenti: la Procura di Torino ha aperto un’inchiesta dopo il rilevamento di anomalie nella composizioni delle dosi ritirate.

L'Antitrust, autorità garante in Italia della concorrenza e del mercato, ha rilevato "varie criticità" nella concorrenza per quanto riguarda i vaccini, con "forti carenze informative sui costi" affermando che è necessaria "più trasparenza" sui prezzi. Secondo l'Autorità, vi è "la necessità di scelte mediche univoche e trasparenti anche per orientare correttamente la domanda". L'indagine dell'Autorità ha accertato l'esistenza di un oligopolio a livello mondiale, con 4 imprese multinazionali che detengono l'80% delle vendite dei vaccini, in un settore che – solo per quanto riguarda l'Italia, consta di una spesa annua di 300milioni di euro a carico del Sistema Sanitario Nazionale, destinata tra l'altro a raddoppiare in seguito all'approvazione del nuovo Piano di prevenzione vaccinale. Nel nostro paese tuttavia le situazioni di monopolio od oligopolio fanno sì che, nel corso degli anni, i prezzi dei vaccini aumentino; contrariamente, laddove c'è concorrenza fra prodotti farmaceutici i prezzi calano in modo significativo.

Il dossier dell'Antitrust, denominato  ‎'Vaccini per uso umano', rivela gli effetti positivi della concorrenza  sull'andamento dei prezzi: laddove vi è un confronto commerciale tra prodotti differenti  i prezzi scendono sensibilmente anche in assenza delle cosiddette "versioni generiche" dei farmaci. Emblematici i casi dei vaccini anti-papillomavirus e di quelli esavalenti, rispettivamente la terza e seconda voce di spesa vaccinale a carico del Servizio Sanitario Nazionale (23 e 75 milioni di euro). Nel primo caso, grazie alla competizione tra prodotti di Sanofi-Merck e GlaxoSmithKline, i prezzi sono scesi del 30% tra il 2010 e il 2015 fino agli attuali 37 euro per dose. Per quanto concerne gli esavalenti, dopo un lungo monopolio nel 2015 è stato immesso sul mercato un nuovo prodotto che ha fatto diminuire di quasi mezzo euro a dose i costi.

L'Antitrust ha quindi citato i vaccini anti-pneumococcici, prima voce di spesa vaccinale pubblica con 84 milioni di euro: in questo caso è stata riscontrata una situazione di assoluta prevalenza di un prodotto, Prevenar 13 di Pfizer, preferito dalle strutture sanitarie pubbliche perché offre una copertura vaccinale per più ceppi sierotipici rispetto al prodotto concorrente, il Synflorix di GlaxoSmithKline. Ebbene, il  costo del farmaco è lievitato del 6% tra il 2010 e il 2015 fino a 45 euro per dose.

L'autorità garante della concorrenza e del mercato segnala quindi la "necessità che le autorità mediche competenti adottino posizioni chiare, trasparenti e indipendenti: sia in ordine all'inclusione di una determinata vaccinazione nei piani nazionali di prevenzione, che comporta un notevole vantaggio competitivo corrispondente di fatto a una garanzia di acquisto per volumi facilmente predefinibili; sia in merito ai profili di equivalenza medica tra prodotti vaccinali".

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