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Unioni civili, Renzi replica a Bagnasco: “Sul voto segreto non decidono i vescovi”

Dopo le affermazioni del Presidente della Conferenza episcopale italiana, il Premier ribatte: “Decide Grasso e non la Cei”. Il portavoce smorza i toni: “Solo un appello morale, non tecnico”. Il presidente del Senato: ” C’è libertà di espressione, ma sulle procedure penso che ci sia la prerogativa delle istituzioni repubblicane di decidere”.
A cura di Antonio Palma
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Update – Chiamato in causa da Renzi, il presidente del Senato Pietro Grasso ha commentato il botta e riposta tra Bagnasco e Renzi. "Mi pare – ha detto – che si possa dire che io rispetto tutte le opinioni nel merito, ed è giusto che ognuno le possa esprimere; c'è la libertà di espressione. Però sulle procedure penso che ci sia la prerogativa delle istituzioni repubblicane di decidere". La presidente della Camera Laura Boldrini ha chiarito all'Ansa che sulla questione voto segreto decidono i presidenti "in base al regolamento, non lo decide nessun altro": "È una materia tecnica, regolamentare che spetta ai presidenti valutare. Credo che qualsiasi suggerimento non sia pertinente". Quella delle unioni civili, ha aggiunto, "è una grande questione sociale, non mi meraviglia che venga espresso un parere su questo. Però quando si arriva la tecnicismo parlamentare, ritengo che quello sia un terreno di competenza di chi è stato eletto per potersene occupare, cioè i due presidenti", ha spiegato Boldrini parlando da Atene dove si trova in visita". Sulla questione è intervenuto il portavoce della Cei don Ivan Maffeis che ha ridimensionato le parole di Bagnasco parlando di "appello morale". Il presidente della Conferenza episcopale italiana "non intendeva entrare in un discorso tecnico, in alcun modo, questo appartiene alla sovranità delle Camere", ha detto, sostenendo che si sarebe trattato solo di "un appello alla libertà di coscienza tenendo conto di quello che c'è in ballo" con il ddl Cirinnà. Maffeis ha precisato che "non era intenzione né sua, né in generale della Chiesa italiana entrare in argomenti di carattere tecnico. L'orizzonte era un altro: di fronte alla posta in gioco di temi sensibili che toccano la vita di tutti sottolineare la libertà di coscienza ma a noi non compete dire come nel merito". Per il cardinale Sepe, invece, la richiesta di Bagnasco è "del tutto legittima": il presidente della Cei "non ha chiesto niente di male, il suo è stato un invito che qualunque cittadino può fare. È una forma di democrazia. È chiaro che non decide il cardinale Bagnasco né il cardinale Sepe, ma chi ha il potere di farlo. Però non c'è niente di male a far sapere che c'è la possibilità di voto segreto e costruire dei castelli su queste frasi mi sembra veramente un po' troppo".

Mentre in Parlamento si attendono le nuove votazioni sul ddl Cirinnà, sul tema delle Unioni Civili si accende lo scontro tra governo e Cei. Dopo la presa di posizione del Presidente della Conferenza episcopale italiana, il Cardinal Bagnasco, che aveva chiesto apertamente il voto segreto in aula sul testo del disegno di legge, infatti oggi è arrivata la replica del Premier Matteo Renzi. "Esiste un regolamento parlamentare, se ci saranno le condizioni il presidente del Senato Grasso e non il presidente della Cei deciderà se dare il voto segreto" ha dichiarato infatti oggi il Presidente del Consiglio interpellato sulle affermazioni del cardinale nel corso della trasmissione radiofonica Radio Anch'io.

"Se chiede a me, personalmente piacerebbe in generale che ogni parlamentare rispondesse del voto che dà e lo spiega. Dopodiché sul voto segreto o no decide il Parlamento e non la Cei, con tutto il rispetto per il cardinal Bagnasco" ha proseguito Renzi, dicendosi convinto che "sia sacrosanto fare una legge sulle unioni civili". In realtà il presidente del Senato Pietro Grasso ha già fatto intendere di non gradire affatto il voto segreto dopo le prime votazione di mercoledì sugli ordini del giorno ed è difficile che si arrivi ad un cambiamento repentino in questo senso.

Quella sulle Unioni Civili "è una legge sacrosanta e finalmente ci siamo. Che paura possono fare due persone che si amano, perché lo Stato deve impedire loro di avere dei diritti? Trovo che il Paese e il Parlamento su questo siano nettamente a favore" ha poi spiegato il Premier, sottolineando però di essere “molto contrario all’utero in affitto”. Per quanto riguarda uno dei nodi più controversi del ddl Cirinnà sulle Unioni civili, quello della stepchild adoption, l’adozione del figlio naturale del partner, Renzi ha ricordato invece che “in realtà esiste già in forme stabilite in via giudiziaria". "Si tratta di un punto delicato e aperto ma mi pare fondamentale che in queste ultime ore prima del voto si rispettino le opinioni altrui, si faccia una discussione seria e poi il Parlamento decida" ha concluso Renzi.

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