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Un anno fa il figlio morì investito, papà compra pagina giornale: “Lo Stato è assente”

Gianni D’Accolti, il padre del giovane Davide Gaetano ucciso da un’auto sul litorale barese, ha comprato una pagina di giornale per ricordare la tragedia di suo figlio ma anche per denunciare l’indifferenza delle istituzioni.
A cura di Susanna Picone
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Ha acquistato una pagina intera di un quotidiano, il Corriere del Mezzogiorno di Bari, per ricordare il figlio morto un anno fa ma anche per denunciare l’assenza delle istituzioni e per lanciare un appello alla comunità. Gianni D’Accolti è il papà di Davide Gaetano, musicista ventiduenne di Conversano (Bari) morto in un investimento stradale a Torre a Mare il 21 febbraio di un anno fa. Morto – scrive il papà sul giornale – “perché un altro individuo (innominabile per la privacy?) in preda ad alcol e droga a livelli da coma, guidando ad oltre 170 chilometri di velocità, percorrendo contromano la Superstrada Adriatica, ha così deciso di chiudere la sua serata del sabato sera”. D’Accolti ha scritto della sua sofferenza lamentando appunto l’assenza delle istituzioni. “Lo Stato nella sua totalità è indifferente a Davide, è indifferente a chi, come noi, vive il significato dell’assenza di futuro senza speranza terrena, è indifferente anche ai vostri figli ed a chiunque ha ancora qualcosa, negli affetti, da perdere”, si legge nel messaggio dell’uomo.

Della vicinanza delle istituzioni il papà del giovane morto ricorda solo un incontro personale con il comandante provinciale dei carabinieri: “Con Davide, oltre a noi sono rimaste le persone semplici, qualche giornalista sensibile, degli uomini che della loro scelta sacerdotale hanno fatto anche un silenzioso modo di vita, accostandosi al tuo dolore, regalandoti il miracolo della tenerezza ed accompagnandoti, quando lo desideri, nel tuo percorso con la croce che ti è toccata e che a volte, da solo, non riesci più a sopportare”. D'Accolti ha anche voluto lanciare un appello: “A cosa serve parlarci? – scrive – A sperare che esista ancora, oltre lo Stato silente, la comunità che almeno questa mi ascolti, mi risponda, mi faccia un cenno di sorriso, uno squarcio di luce. Serve per aiutare i nostri figli a saper scegliere, a saper essere consapevoli delle responsabilità personali collettive, a riacquistare – conclude la sua lettera – la voglia di una rivoluzione che, senza armi, possa issare una nuova bandiera”.

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