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Trump sconfitto sulla riforma dell’Obamacare, borse in rosso

Trump esce sconfitto dallo scontro parlamentare sulla riforma sanitaria, il dollaro va al tappeto, le borse tremano. Molti vedono nero per la riforma fiscale e i promessi nuovi investimenti pubblici in infrastrutture, ma non è detto che lo scenario sia così nero…
A cura di Luca Spoldi
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Come prevedibile, soprattutto da chi aveva già letto quanto scritto su Fanpage giovedì scorso, la settimana si è aperta alquanto in salita per i mercati finanziari di tutto il mondo, dall’Asia all’America passando per l’Europa, dopo che i continui rinvii del voto sulla riforma sanitaria proposta dal presidente Donald Trump si sono trasformati in un rinvio sine die del provvedimento.

La riforma che nelle intenzioni di Trump avrebbe abrogato di fatto l’Obamacare era stata messa in calendario inizialmente giovedì sera, poi è slittata a venerdì sera, quindi di altre 24 ore, infine la Casa Bianca, che per fare pressione aveva minacciato di “ricordarsi” di deputati e senatori repubblicani contrari al disegno di legge, ma anche di non presentare i provvedimenti a favore di sgravi fiscali alle imprese e ripresa degli investimenti in infrastrutture se la riforma non fosse passata, ha alzato bandiera bianca prendendo atto del fatto che, semplicemente, mettere d’accordo l’ala più conservatrice del partito, quella a cui fanno parte la trentina di deputati riuniti nel House Freedom Caucus e la cinquantina di esponenti moderati che fanno capo al Tuesday Group era impossibile.

A Trump non è rimasto che stigmatizzare pubblicamente l’accaduto con un tweet in cui il presidente Usa ha sottolineato che ora “i democratici sorridono a (Washington) DC perché il Freedom Caucus, con l’aiuto del Club for Growth e del Heritage (entrambe organizzazioni conservatrici, ndr), hanno salvato Planned Parenthood & Ocare” (ossia l’Obamacare).

Visto che comunque il sistema sanitario pubblico disegnato, a fatica, da Obama ha più di una pecca, la speranza di Trump è di riuscire ora a far approvare un testo almeno in parte bipartisan, tanto che il capo dello staff della Casa Bianca, Reince Priebus, ha già aperto all’ipotesi che “qualche democratico” (sarebbero necessari una ventina di voti) possa essere convinto ad appoggiare un nuovo testo più morbido di quello appena bocciato, testo che potrebbe convincere i repubblicani del Tuesday Group.

Se davvero Trump vorrà provare un approccio “bipartisan o sarà tentato dall’archiviare la sconfitta subita come un incidente di percorso dovuto all’intransigenza di singoli deputati repubblicani e continuare a cercare lo scontro frontare coi democratici senza neppure curarsi degli umori dei repubblicani lo si capirà già domani quando Trump dovrebbe firmare un nuovo ordine esecutivo per cancellare il programma varato da Obama per ridurre il surriscaldamento globale, come già annunciato dal nuovo capo dell’Agenzia per la protezione dell'ambiente (Epa), Scott Pruitt.

Le norme in tema di protezione ambientale (assieme alla riforma fiscale e al piano di rilancio degli investimenti pubblici in infrastrutture) interessano molto di più i mercati che non la riforma sanitaria, anche perché vanno a toccare gli interessi di gruppi come General Motors, Ford e Fiat Chrysler Automobiles, ma anche di Volkswagen e, per motivi opposti, di Tesla o dei produttori giapponesi (molto avanti nell’offerta di veicoli ad alimentazione ibrida).

Proprio l’incertezza che ora è calata su questi provvedimenti ha finito col pesare oggi sui “Trump trade”, i titoli maggiormente beneficiati dalle attese di minori tassi e maggiori investimenti annunciati dal neopresidente Usa. Così nomi come Buzzi Unicem, Stmicroelectronics e Cnh Industrial, sono stati tra i peggiori, mentre Autogrill (presente sul mercato americano con la controllata HmsHost) si è salvata dalle vendite, grazie all’annuncio dato stamane della sigla di un contratto di 10 anni col New Orleans Aviation Board per operare negli spazi dedicati alla ristorazione del North Terminal dell’aeroporto internazionale Louis Armstrong di New Orleans, un affare per il quale si prevede un fatturato di 25 milioni di dollari l’anno.

Mentre il dollaro torna sui minimi degli ultimi quattro mesi sia contro euro, risalito 1,09 dollari, livello che non si vedeva da fine dicembre, sia contro yen, contro cui il biglietto verde è sceso a 110,478, sui minimi da novembre, non tutti gli analisti sono così negativi per il futuro. Secondo Tom Porcelli, capo economista di Rbc Capital Markets, “legare questa iniziativa legislativa particolarmente difficoltosa al resto dell’agenda di Trump non è corretto” dato che “in realtà al momento si presenta uno scenario in cui potenzialmente la riforma della tassazione potrebbe essere accelerata”.

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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