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Torino, dopo aver perso il lavoro uccide un cane a martellate: “Ero stressato”

Un operaio è stato condannato: tre anni fa dopo aver perso il lavoro ha ucciso un cane a martellate dopo avergli tagliato la gola.
A cura di D. F.
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Aveva da poco perso il suo lavoro: colmo di rabbia e nel pieno di una vera e propria ondata di follia un operaio di Mazzè, in provincia di Torino, aveva deciso di sfogarsi accanendosi sul suo cane prima tagliandogli la gola, quindi finendolo a martellate. L'uomo ieri mattina è stato condannato a quattro mesi di reclusione dal Tribunale di Ivrea. I fatti risalgono al maggio del 2014, poco dopo che l’uomo era rimasto disoccupato. “Mi sono accanito sul cane perché avevo bisogno di sfogare lo stress”, si era giustificato.

Il cane era un meticcio di grossa taglia. Ad allertare i carabinieri era stato un vicino di casa, richiamato dai lamenti dell'animale ferito. La vicenda aveva avuto molta risonanza in paese, dove diverse associazioni animaliste avevano organizzato manifestazioni di protesta nei confronti del proprietario dell’animale. Non si tratta del primo caso di questo tipo in Italia. Due anni fa due uomini e una donna avevano ucciso, anche in quel caso a martellate, un vecchio cane affetto da scabbia a Gallicano, in provincia di Lucca. I tre intendevano mettere in vendita il terreno occupato dall’animale. Poco abituato agli estranei e segnato nell’aspetto dalla malattia, il cane teneva lontano, secondo loro, ogni possibile acquirente. Nel 2012, un episodio simile si era verificato a Parre, nel Bergamasco. Sotto accusa era finito il vicino del proprietario del cane, assolto però con formula piena tre anni più tardi.

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