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Terremoto, gli ingegneri: “Quasi metà delle case italiane va messa in sicurezza”

In Italia sono circa 12 milioni gli immobili, il 40% del totale, che necessitano di interventi antisismici per un costo complessivo di circa 93 miliardi di euro. La stima del Consiglio Nazionale degli Ingegneri.
A cura di Biagio Chiariello
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In Italia sono circa 12 milioni gli immobili, il 40% del totale, che necessitano di interventi antisismici, il cui costo complessivo si aggira intorno ai 93 miliardi. E' uno dei dati forniti dal Consiglio nazionale degli ingegneri (su elaborazione del suo Centro studi), a seguito degli eventi tragici nell'Italia centrale. Il complesso delle abitazioni residenziali, recita il dossier, "si presenta particolarmente vetusto e, per questa ragione, potenzialmente bisognoso" di interventi: circa "15 milioni di case (più del 50% del totale) sono state costruite, infatti, prima del 1974, in completa assenza di una qualsivoglia normativa antisismica". E, inoltre, almeno "4 milioni di immobili sono stati edificati prima del 1920 e altri 2,7 milioni prima del 1945". All’opposto circa il 5% del totale delle case è stata costruita dopo il 2001 e che, per questo necessitano, almeno sulla carta, di interventi minori di messa in sicurezza, anche se secondo gli Ingegneri “osservando gli edifici costruiti sino al 2001, quasi un quarto di questi (circa 6 milioni) versa in mediocre o pessimo stato di conservazione”. Solo quelli costruiti dopo il 2008 non dovrebbero avere la necessità di alcun intervento.

Se venissero realizzati questi interventi, si tratterebbe di lavorare “su circa 12 milioni di immobili che dovrebbero essere destinatari di opere di risanamento e messa in sicurezza statica. Con un coinvolgimento di una popolazione pari a circa 23 milioni di cittadini. Applicando i parametri medi dei capitolati tecnici per interventi antisismici, emerge un costo complessivo, per la messa in sicurezza del patrimonio abitativo degli italiani da eventi sismici medi, pari a circa 93 miliardi di euro”. Un costo sicuramente elevato, ma certamente inferiore rispetto a quello pagato dalle casse dello Stato per risanare i territori colpiti dai terremoti negli ultimi 50 anni. Spesa che, secondo le stime de La Stampa, è stata pari a 120 miliardi di euro.

“Gli eventi distruttivi di questi giorni purtroppo non sono una novità, specialmente nella dorsale appenninica. In queste zone esistono ancora edifici costruiti in pietra, in anni in cui non esistevano normative antisismiche. Servirebbe una forte azione di adeguamento – ha dichiarato Armando Zambrano, presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri -. Occorrono norme semplici che consentano di intervenire nei centri storici. Inoltre, la conoscenza del livello di sicurezza di un edificio deve diventare parte essenziale della sua carta di identità». In Italia, ha proseguito Zambrano, «è necessaria un’intensa azione di verifica della sicurezza delle costruzioni. Non c’è fabbricato che non possa essere migliorato da un punto di vista sismico. Da anni studiamo queste problematiche, siamo all’avanguardia nel mondo e oggi siamo in grado di risolverle anche a costi tutto sommato accettabili”.

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