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Strage di Colorado Springs, il pericolo numero 1 degli Usa è il terrorismo interno?

La strage di Colorado Springs in una clinica dove si praticano aborti non è un caso isolato, e mostra ancora una volta la pericolosità del terrorismo interno negli Stati Uniti. Un nemico che secondo gli stessi analisti dell’Homeland Security sarebbe più preoccupante del pericolo di attentati portati avanti da gruppi islamisti.
A cura di Valerio Renzi
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Quando è venuto alla luce che il killer di Colorado Springs è un fondamentalista cristiano vicino al Ku Klux Klan sui social network si è avuto gioco facile a commentare così: "E ora che farete, chiuderete tutte le chiese e caccerete i cristiani?". Come se fenomeni complessi come i crimini dell'odio o il terrorismo internazionale si possano liquidare con facili formulette o paragoni che non reggerebbero un minuto di argomentazioni.

Eppure Robert Lewis Dear, il 57enne che ha fatto irruzione in un clinica dove si praticano aborti sparando all'impazzata uccidendo tre persone e ferendone altre dieci, una cosa ce la ricorda: il nemico numero uno degli Stati Uniti è l'estremismo interno e non invece l'estremismo islamico che viene da fuori. Eppure i presidenti che si sono avvicendati alla Casa Bianca dal 1995 ad oggi, da quando a Oklahoma City un'autobomba realizzata con esplosivo artigianale, fa saltare in aria l'Alfred Murrah Federal Building, che ospita uffici del governo federale. Il più sanguinoso attentato sul suolo americano prima dell'11 settembre fu realizzato da Timothy McVeigh, un ex marines fanatico delle armi, un lupo solitario infarcito di idee paranoiche sul controllo dello stato centrale sui suoi cittadini, vicino al movimento delle milizie e alla destra estrema.

La pericolosità del terrorismo interno è stata più volte sottolineata dalla stessa Homeland Security, che nel 2009 pubblicava un documento intitolato Righ-wing Extremism: Current Economic and Political Climate Fueling Resurgence in Radicalization and Recruitment. Il rapporto spiega come con l'arrivo di un afroamericano alla Casa Bianca, le teorie complottiste e le idee suprematiste stavano trovando nuovo slancio, in particolar modo nelle zone rurali, tra i reduci di guerra e tra i ceti medi impoveriti dalla crisi economica. Daryll Johnson, analista dell'Homeland Security e responsabile del rapporto sarà costretto alle dimissioni, a seguirlo la gran parte dello staff. La colpa di Johnson e dei suoi collaboratori? Non aver messo in cima ai pericoli per la sicurezza dei cittadini americani il terrorismo di matrice islamista.

E in effetti chi entra nelle scuole sparando all'impazzata, o chi si organizza in bande paramilitari, milizie da queste parti, rivendicando la sacralità del primo emendamento (quello che garantisce ai cittadini americani di girare armati) contro lo stato federale, sono giovani maschi bianchi, per lo più frequentatori di siti forum web estremisti, dove scaricano opuscoli su come fabbricare bombe, assieme a fanzine di propaganda razzista. A sottolineare la pericolosità del fenomeno è da anni anche il Southern Poverty Law Center, nato dal movimento per i diritti civili in una città simbolo della lotta contro la segregazione, Montgomery in Alabama. Nei sui rapporti, consultabili online, l'Spcl raccoglie i dati sui crimini dell'odio e mappa i gruppi estremisti, tra cui non mancano quelli di ispirazione religiosa e prolife.

La strage alla clinica di Colorado Springs avvenuta ieri non è un caso isolato, ma è il frutto di un clima: negli ultimi anni aggressioni, intimidazioni e attentati ai danni di medici e strutture sanitarie sono all'ordine del giorno. Nel 2009 un altro caso che aveva scosso le coscienze degli Stati Uniti e non solo: nel 2009 George Tiller, ginecologo abortista, è stato assassinato da un estremista di destra prolife. Nella sua clinica venivano offerti funerali per i feti: una pratica che aveva procurato a Tiller un attacco dinamitardo verso la struttura di sua sanitaria e numerose aggressioni, due delle quali a colpi d'arma da fuoco, fino all'omicidio.

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