150 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Stefano Cucchi, pestaggio o malnutrizione? Lo dirà una maxiperizia

A distanza di quasi tre anni dalla morte di Stefano Cucchi ancora non si riesce a far luce su come è morto il 31enne romano. Il braccio di ferro tra difesa e accusa non ha fatto altro che alimentare i dubbi e così la Corte d’assise ha deciso per una nuova perizia sul corpo del ragazzo.
A cura di Biagio Chiariello
150 CONDIVISIONI
pestaggio o malnutrizione Lo stabilira una maxi perizia

Non sono bastate 10 consulenze per sciogliere i dubbi su come è morto Stefano Cucchi. Sono passati oltre due anni e mezzo da quel 22 ottobre 2009, giorno della scomparsa nell'ospedale Sandro Pertini del geometra 31enne fermato a Roma una settimana prima per possesso di droga. Il tira e molla innescato dalle tesi scientifiche di accusa, parte civile e difesa, evidentemente non ha fatto altro che ingigantire il mistero sulle cause della dipartita del ragazzo. E così, a pochi giorni dalla chiusura dell’istruttoria dibattimentale, i giudici della terza corte d’Assise di Roma hanno deciso di annullare tutto. Meglio disporre una maxi-perizia sul corpo di Cucchi per capire come sono andate veramente le cose.

Davvero troppe le tesi discordanti, oltre che le polemiche, intorno a questo caso. L'ultima in ordine di tempo è quella avanzata dai legali dei medici del reparto di medicina protetta del Pertini, che in sintesi affermano che Stefano morì per una «malnutrizione severa». Per la precisione si tratta di morte da inanizione – hanno sostenuto il patologo forense Costantino Ciallella e il medico legale Giuseppe – era in grave sottopeso, rasentava il limite della sopravvivenza. Dai documenti risulta il tentativo dei curanti di cambiare il suo atteggiamento non collaborativo, con la proposta di quell'alimentazione che ha rifiutato».

In altre parole Cucchi è morto di fame secondo i due coroner della difesa. In tal senso sarebbero salvi anche i tre agenti della polizia penitenziaria imputati nel processo insieme ai sei medici dell'ospedale romano. Nessun calcio, pugno o percossa, come affermavano i medici legali della famiglia Cucchi. E allora le ecchimosi (visibili anche nelle scattate all'ufficio matricole di Regina Coeli)? «Escludo si tratti di un trauma contusivo diretto», per esempio un pugno – ha detto Ciallella. Così come la frattura che aveva all'osso sacro,«certamente recente» ma non provocata in carcere. E lo stesso dicasi  per la frattura a livello lombare, per la quale «non ci sono dati che depongano per credere fosse recente» aggiunge il coroner. I magistrati di fronte a certe prove che contrastano terribilmente con la tesi dell'accusa -secondo cui tra le lesioni subite e il decesso vi è una correlazione diretta- non hanno potuto far altro che disporre una nuova perizia. La decisione fa ben sperare la difesa, ma getta nello sconforto Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, che così commenta la nuova mossa dei giudici: «E' il fallimento dei consulenti dei pubblici ministeri. Noi lo avevamo già detto un anno fa in udienza preliminare».

Per la morte di Stefano Cucchi è già stato condannato con rito abbreviato a due anni di carcere il direttore dell’ufficio detenuti, Claudio Marchiandi. Gli altri accusati dovranno rispondere a vario titolo di lesioni aggravate, abuso di autorità nei confronti di arrestato, falso ideologico, abuso d’ufficio, abbandono di persona incapace, rifiuto in atti d’ufficio, favoreggiamento e omissione di referto.

150 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views