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Stato-mafia, depositati verbali deposizione Napolitano: “Attentati erano ricatti”

La trascrizione della testimonianza al Quirinale di martedì: “Pressione a scopo destabilizzante di tutto il sistema”.
A cura di Biagio Chiariello
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E’ stata depositata in mattina “la trascrizione della udienza dedicata alla testimonianza resa dal Presidente Napolitano al Quirinale, il 28 ottobre scorso nella Sala del Bronzino, davanti alla II Sezione della Corte d'Assise di Palermo”. Nella sua testimonianza, a proposito degli attentati dell’estate 1993 a Roma e Milano, il capo dello Stato ha detto ai giudici: “La valutazione comune alle autorità istituzionali in generale e di governo in particolare, fu che si trattava di nuovi sussulti di una strategia stragista dell’ala più aggressiva della mafia, si parlava allora in modo particolare dei corleonesi, e in realtà quegli attentati, che poi colpirono edifici di particolare valore religioso, artistico e così via, si susseguirono secondo una logica che apparve unica e incalzante, per mettere i pubblici poteri di fronte a degli aut-aut, perché questi aut-aut potessero avere per sbocco una richiesta di alleggerimento delle misure soprattutto di custodia in carcere dei mafiosi o potessero avere per sbocco la destabilizzazione politico – istituzionale del paese e naturalmente era ed è materia opinabile”. Il pm Di Matteo gli chiede: “Quindi lei ha detto che si ipotizzò subito che la matrice unitaria e la riconducibilità ad una sorta di aut-aut, di ricatto della mafia, ho capito bene?”. E Napolitano risponde: “Ricatto o addirittura pressione a scopo destabilizzante di tutto il sistema”.

D'Ambrosio non parlò di dimissioni

"D'Ambrosio non mi preannunciò nè la lettera, nè le dimissioni. Era preso da questa vicenda, era anche un po' assillato da queste telefonate, punto e basta". Ha poi detto il presidente della Repubblica al processo sulla trattativa Stato-mafia, rispondendo alla domanda sulla lettera ricevuta dall'ex consigliere giuridico Loris D'Ambrosio, in cui questi preannunciava le sue dimissioni. Napolitano lo descrive come "insofferente" dopo "la pubblicazione delle sue telefonate con Mancino".

Ciampi temeva colpo di Stato

"Quando il presidente del Consiglio Ciampi dice abbiamo rischiato un colpo di Stato, se non c'è allora fibrillazione vuol dire che il corpo non risponde a nessuno stimolo". Le risposta di Napolitano alle domande del pm sulle tensioni istituzionali seguite alle stragi del '93. Il capo dello Stato ha ricordato lo stallo a Palazzo Chigi, ad agosto, definendolo "un classico ingrediente di colpo di Stato".

Le stragi del '93 hanno accelerato il carcere duro

"Sono convinto che la tragedia di via D'Amelio rappresentò un colpo di acceleratore decisivo per la conversione del decreto legge 8 giugno '92 sul carcere duro". Ha detto Napolitano al pm Nino Di Matteo che gli chiedeva se ci fosse stato un dibattito politico sulla conversione del dl che introduceva il 41bis per chi si macchiava di reati mafiosi. Napolitano ha poi aggiunto: "Non credo che nessuno, allora, pensò che in una situazione così drammatica si potesse lasciare decadere il decreto alla scadenza dei 60 giorni, per poi rinnovarlo". "Ci fu la convinzione – ha aggiunto Napolitano – che si dovesse assolutamente dare questo segno all'avversario, al nemico mafioso".

Trattativa Stato – Mafia: udienza Napolitano

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