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Sparò ai ladri, condannato a 5 anni e al risarcimento dei due nomadi: “Voleva linciarli”

Sorprese due nomadi a rubare nel suo deposito ad Arsiero (Vicenza) e scaricò loro addosso l’intero caricatore dell’arma mentre fuggivano. Il tribunale lo ha condannato a 5 anni e 4 mesi per duplice tentato omicidio. Dovrà pagare anche un risarcimento di 135 mila euro alle vittime.
A cura di Biagio Chiariello
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Ermes Mattielli, il 62 artigiano di Arsiero, in provincia di Vicenza, che nel 2006 sparò a due nomadi sorpresi a rubare nel suo deposito di ferro vecchio, è stato condannato a 5 anni e 4 mesi per duplice tentato omicidio. Mattielli dovrà inoltre risarcire le vittime con 135 mila euro. La condanna arriva dopo un lungo percorso giudiziario: tornato in aula a distanza di tre anni dal primo verdetto per lesioni colpose, poi annullato, l’uomo è stato condannato dal collegio del tribunale di Vicenza anche all’interdizione, per cinque anni, dai pubblici uffici. I due ladri sono stati condannati a quattro mesi per il tentato furto.

I fatti risalgono alla sera del 13 giugno 2006: l’artigiano, esasperato dai continui furti, spara ai due ladruncoli nella sua autodemolizione, probabilmente attirati da matasse di rame. “I nomadi mi rubavano anche il pane, le biciclette. Cosa dovevo fare? Subivo e lasciavo perdere… “ spiegò Mattielli all’epoca. E poi: “Era notte, erano armati di spranghe. Ho avuto paura. Quando uno di loro mi ha detto minaccioso ‘stai zitto"!’, mi sono sentito davvero aggredito, anche psicologicamente. Ho premuto il grilletto. Ho capito che avevo sparato quindici colpi quando il caricatore si è svuotato. Spero che quei ragazzi se la cavino”. E ancora, all'inizio del processo in appello, Mattielli dichiarò ai giornali: "Forse sparerei un'altra volta, l'ho fatto perché era 20 anni che subivo furti".

Va precisato che il 62enne non sparò in aria per spaventare i due nomadi o per difendersi da un rischio concreto, visto che i malviventi non lo stavano aggredendo, ma scarica tutto il caricatore (14 colpi) sui due ladri disarmati colpendoli mentre stavano scappando. E su questo punto che hanno fatto presa il procuratore generale Pietro Calogero, il procuratore di Vicenza Antonino Cappelleri e l’avvocato di parte civile: gli spari non furono un errore di valutazione nell’esercizio di legittima difesa, ma un tentativo di uccidere. “La sentenza inquadra giustamente la vicenda – commenta il legale dei due nomadi Andrea Massalin – non si è trattato di legittima difesa, non era necessario massacrare i due di colpi, linciarli, quando erano a terra feriti. Se i fatti vengono travisati ovvio che si arriva alla percezione di un assurdo giuridico”.

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