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Soffocò la figlioletta di 3 mesi, arrestato nel Barese un uomo di 29 anni

Giuseppe Difonzo avrebbe ucciso la bambina lo scorso febbraio, quando la piccola era ricoverata in ospedale. L’uomo era già detenuto per violenza sessuale nei confronti della figlia minorenne di alcuni amici.
A cura di Susanna Picone
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La notte tra il 12 e il 13 febbraio scorso, nell’ospedale pediatrico di Bari Giovanni XXIII, morì una bambina di tre mesi. Dopo nove mesi da quel tragico evento, i carabinieri hanno arrestato Giuseppe Difonzo, un uomo di ventinove anni di Altamura, padre della piccola deceduta. Secondo l’accusa, sarebbe stato lui a uccidere la figlia in ospedale. Difonzo l’avrebbe soffocata di notte. Stando alle indagini dei militari, coordinate dal pm della Procura di Bari Simona Filoni, non era la prima volta che il ventinovenne cercava di fare del male alla figlia. Le indagini hanno infatti accertato che la piccola, nei suoi tre mesi di vita, era stata più volte ricoverata negli Ospedali di Altamura e di Bari in totale per settantasei giorni, fino al decesso, durante l’ultima degenza di quarantotto ore. In tutte le occasioni, la piccola aveva avuto bisogno dell’intervento dei medici a causa di “riferite cianosi, difficoltà respiratorie, crisi dispnoiche”, condizioni però mai riscontrate durante i ricoveri ospedalieri. Secondo gli investigatori, era appunto il padre che tentava di soffocarla. Poi la tragica notte tra il 12 e il 13 febbraio, secondo il pm con premeditazione, l’avrebbe uccisa.

La svolta nelle indagini dopo nove mesi – Oggi la svolta nelle indagini: i carabinieri hanno notificato a Difonzo, che da qualche mese era già detenuto per violenza sessuale nei confronti di una minorenne, figlia di un'amica di famiglia, l'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Bari Roberto Oliveri Del Castillo, con l'accusa di omicidio aggravato dai motivi abietti, nonché dall'aver commesso il fatto “in danno di una discendente e con premeditazione”. Durante le indagini l’uomo ha cambiato più volte versione dei fatti, affermando agli inquirenti che la notte della morte della figlia non era solo in stanza con lei, ma è stato smentito dalle risultanze procedimentali e dalle dichiarazioni della sua convivente e dagli altri riscontri tecnici.

Il padre della piccola soggetto portatore della Sindrome di Munchausen – “Gli esiti investigativi – ha spiegato la Procura di Bari in una nota – consentivano di accertare che la lattante deceduta era stata destinataria di diverse azioni aggressive e violente ordite ai suoi danni dal padre, soggetto portatore della Sindrome di Munchausen”. La particolare patologia psichiatrica consiste nel tentativo di chi ne soffre di attirare su di sé l'attenzione. L'uomo, infatti, come documentato dalle indagini, è stato ricoverato negli anni precedenti questa vicenda per ben 28 volte, in una occasione dopo aver simulato un tentativo di suicidio.

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