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Siria, l’orrore dei bimbi di Madaya: “Tentano il suicidio per fame”

Peggiora la situazione a Madaya, sotto assedio da oltre un anno. Almeno sei bambini e altri sette adolescenti hanno tentato il suicidio negli ultimi due mesi. Centinaia di persone soffrono di gravi problemi psicologici, tra cui depressione e paranoia. E in città, i medici non dispongono né di cure specializzate né di medicinali per far fronte a queste malattie.
A cura di Mirko Bellis
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A Madaya i medici locali hanno riferito che almeno sei bambini e altri sette adolescenti hanno tentato il suicidio negli ultimi due mesi. La denuncia parte dall'organizzazione Save the Children che in un comunicato avverte del grave deterioramento della situazione nella città siriana sotto assedio da parte delle truppe di Damasco. Il dato è preoccupante visto che prima che iniziasse il blocco della città nel luglio del 2015 non si era registrato nessun caso di tentato suicidio. Mentre l'attenzione di tutto il mondo è incentrata su Aleppo, la situazione nelle altre zone della Siria sotto assedio peggiora giorno dopo giorno, avverte Save the Children. Secondo il personale medico presente a Madaya, centinaia di persone soffrono di problemi psicologici e malattie mentali tra cui depressione grave e paranoia, spesso causate o aggravate dalle difficili condizioni in cui sono costrette a vivere. E in città, i medici non dispongono né di cure specializzate né di medicinali per far fronte a queste malattie. A peggiorare la già difficile situazione degli abitanti di Madaya è sopraggiunta anche una grave epidemia di meningite.

Più di 40.000 abitanti vivono in questa città al confine con il Libano, divenuta tristemente famosa all'inizio del 2016 quando le immagini strazianti di bambini ed anziani malnutriti, commossero il mondo. I residenti, dopo mesi di assedio, cominciarono a mangiare erba ed insetti per poter sopravvivere. Prima dell’arrivo degli aiuti – consentiti dalle truppe leali a Bashar al Assad nel gennaio scorso – almeno 65 persone morirono di fame. L’isolamento della città però è proseguito e già ad aprile il team locale di Medici senza Frontiere aveva registrato più di un centinaio di casi di malnutrizione.

Il prolungato isolamento ha conseguenze drammatiche su tutti gli abitanti di Madaya, in particolare sui più piccoli come dimostrano le testimonianze raccolte da Save the Children. Rula, un’insegnante madre di due bambini, ha detto che gli effetti dell'assedio si ripercuotono soprattutto nella salute mentale degli alunni della sua scuola: "I bambini sono psicologicamente abbattuti e stanchi. Quando facciamo alcune attività come cantare con loro, non reagiscono affatto, non ridono come farebbero normalmente. Disegnano immagini di bambini massacrati durante la guerra, o carri armati, o l'assedio e la mancanza di cibo”.  L’insegnante ha aggiunto: "La maggior parte dei bambini sono affetti da malnutrizione e hanno difficoltà a digerire il cibo. Hanno infezioni al sistema digestivo e malattie come la meningite. Oggi – continua Rula – la fame e l'assedio sono uguali all'anno scorso, quando i bambini e gli adulti morivano di fame. Non abbiamo bisogno di compassione, abbiamo bisogno di aiuto”, ha concluso il suo accorato appello.

Rula è stata costretta a separarsi dai suoi due figli, Samar una ragazza di dodici anni e Shadi di quindici. Come loro, anche altri bambini di Madaya sono stati evacuati dalla città per essere sottoposti a cure mediche in uno dei rari momenti in cui si è aperto un varco nell’assedio. Il loro però è stato un viaggio di sola andata. Samar e Shadi sono fortunati, adesso vivono da una zia in Libano. Ma, come dicono nell'intervista realizzata da Save the Children, la preoccupazione per la sorte dei loro familiari rimasti a Madaya non li ha mai abbandonati.

Madaya non è l’unica a soffrire l’isolamento. I siriani che si trovano in condizioni disperate, ovvero, senza alimenti né medicine sono circa 4,5 milioni, di questi la metà sono bambini. Secondo le cifre ufficiali dell’Onu, quasi 600.000 siriani mal vivono nelle aree assediate; 250.000 solo nella zona di Aleppo. In totale sono quindici le città accerchiate dalle truppe di Damasco o dai loro alleati; mentre altre tre sono sotto assedio da parte dei gruppi armati ribelli e degli estremisti dello Stato islamico. Una commissione d’inchiesta dell’Onu ha concluso che la pratica dell’assedio è stata utilizzata in Siria “in modo spietatamente coordinato e pianificato”, con l’obiettivo di “forzare la popolazione ad arrendersi o morire di fame”.

Sonia Khush, direttrice di Save the Children per la Siria, ha dichiarato: "Madaya e le altre zone assediate sono state dimenticate di nuovo, ma questa volta il mondo non deve aspettare che la gente muoia di fame prima di agire. Anche nel bel mezzo di una guerra brutale – la sua denuncia – il cibo e l’assistenza sanitaria sono diritti, non privilegi”.

Nonostante i drammatici appelli delle organizzazioni umanitarie, la fornitura di cibo, acqua potabile e medicinali si trova in un punto morto. L’Onu infatti ha deciso di interrompere gli aiuti dopo il bombardamento ai suoi convogli avvenuto pochi giorni fa vicino ad Aleppo. I bambini di Madaya e delle altre città sotto assedio dovranno aspettare.

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