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Sigarette elettroniche: dopo il boom arriva la crisi, chiusi 123 negozi

Colpa di una “pubblicità negativa” e di una “tassazione che dal 2014 passa a un totale di 80,5 per cento” spiega il presidente dell’Associazione nazionale fumo elettronico. All’estero, invece, il mercato delle e-cig va a gonfie vele.
A cura di Biagio Chiariello
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Passata la sbornia iniziale e il trend dilagante, le sigarette elettroniche stanno lentamente scomparendo dalla circolazione. Almeno a guardare i numeri dell’Associazione nazionale fumo elettronico (Anafe), che fa sapere come in appena due mesi (maggio e giugno) in Italia abbiamo chiuso ben 123 negozi specializzati nella vendita di e-cig e che la richiesta di nuove aperture è letteralmente sprofondata (99%). Eppure il Belpaese conta 1,5 milioni di fumatori di sigarette elettroniche (il 15% del totale). Il crollo infatti è da riscontrare proprio guardando ai rivenditori. A Genova, per esempio, ha chiuso il 20-25 per cento dei negozi. A Torino si è passati dal +71,9 per cento del 2012 al -2,4. "La seconda metà del 2013 andrà molto male, con cali tra il 50 e l’80 per cento", spiega Massimiliano Mancini, presidente dell’Anafe, le cui parole sono state riportate dal Corriere della Sera.

Mancini ci tiene però a precisare che il mercato estero delle e-cig va benissimo, a differenza di quello italiano "che è in forte contrazione". Colpa di una "pubblicità negativa" e di una "tassazione che dal 2014 passa a un totale di 80,5 per cento". C'è poi da dire che la commercializzazione sarà soggetta all'autorizzazione dei Monopoli di Stato e i rivenditori dovranno rispettare gli stessi requisiti previsti per la gestione delle tabaccherie. In pratiche le sigarette elettroniche saranno di fatto equiparate alle ‘bionde' tradizionali. Così succede che sono molte le aziende che tendono a delocalizzarsi: "più di una l’ha già fatto: ora lavora nell’Est Europa o in Francia. E questo vuol dire centinaia, migliaia di occupati in meno" conclude Mancini.

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