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Sicilia, nuovo oltraggio alle vittime di Mafia: distrutta stele dedicata al giudice Livatino

Il monumento si trova ad Agrigento, nel luogo del delitto del ‘giudice ragazzino ammazzato il 21 settembre del 1990’. La scorsa settimana era stato decapitato il busto di Falcone nel quartiere Zen di Palermo.
A cura di Biagio Chiariello
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Il monumento dedicato a Livatino prima del danneggiamento
Il monumento dedicato a Livatino prima del danneggiamento

Un nuovo affronto alle vittime di Cosa Nostra in Sicilia. È stata danneggiata la stele fatta erigere alla periferia di Agrigento dai genitori di Rosario Livatino, il magistrato ucciso dalla mafia il 21 settembre del 1990. Vandali con un oggetto pesante, come una pietra o un martello, hanno spaccato in due il cerchio su cui c'era scritto "A Rosario Livatino…” facendo saltare il nome del ‘giudice ragazzino’, per la sua giovane età (oltre che per il titolo del film incentrato sulla sua vita), dall'ingresso in magistratura al suo impegno nella lotta alla mafia, fino all'assassinio a soli 38 anni. A fare l’amara scoperta è stato un operaio che stava passando e che ha subito segnalato il fatto. Il monumento si trova nel luogo in cui Livatino venne assassinato.

Il precedente del busto di Falcone a Palermo

La Sicilia si vede così nuovamente al centro delle cronache per l’ennesima offesa pubblica ai suoi martiri che si battuti per debellare la Mafia. La scorsa settimana il busto di Giovani Falcone era stato decapitato e scagliato contro la scuola che prende il suo nome nel quartiere Zen. Poi era stato bruciato un cartellone che raffigurava lo stesso giudice assassinato a Capaci il 23 maggio del 1992. Gesti deprecabili che naturalmente nessuno aveva rivendicati. Ma non era finita qui: il giorno dopo infatti i vandali hanno anche lasciato un uccello col corpo mozzato davanti all’ingresso del medesimo istituto. “Oltraggiare la memoria di Falcone è una misera esibizione di vigliaccheria“, aveva commentato su Twitter il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. “A 25 anni della strage di Capaci questo scempio ci ricorda che a Palermo la mafia c’è e si sente ancora forte. A questa esibizione di mafiosità occorre reagire e non permettere che l’indifferenza calpesti la memoria del sacrificio del giudice Falcone” aveva fatto eco Rosy Bindi.

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