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Shamsia è la prima street artist di Kabul: l’arte, un’arma contro il dolore della guerra

Si chiama Shamsia Hassani, ed è la prima street artist afghana. Le sue opere stanno letteralmente invadendo le strade di Kabul: il suo obiettivo, “colorare al di sopra della memoria dolorosa della guerra”.
A cura di Federica D'Alfonso
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Shamsia mentre lavora ad uno dei suoi murales, nel centro di Kabul
Shamsia mentre lavora ad uno dei suoi murales, nel centro di Kabul

Una donna cammina solitaria fra le macerie della città di Kabul. Il suo sguardo è lontano, al di sopra dell'orizzonte, verso un domani diverso: è questo il soggetto ricorrente dipinto da una giovane artista, Shamsia Hassani, la prima street artist donna dell'Afghanistan. Le sue opere stanno facendo il giro del web, facendola conoscere in tutto il mondo come una delle “combattenti” più atipiche della storia: le sue armi, i pennelli. Ecco chi è Shamsia.

Shamsia è nata nel 1988 in Iran, da genitori originari del Kandahr. Si iscrive alla facoltà di Arte di Kabul, dove si appassiona all'arte contemporanea, e nel 2009 viene selezionata come uno dei migliori dieci artisti del paese: da questa esperienza nascerà “Rosha”, un'associazione dedicata appunto alle forme contemporanee di arte, che la porterà anche al di fuori dell'Afghanistan in Germania, Australia, Svizzera, Danimarca, Norvegia, e Canada. Oggi è anche docente di disegno presso l'Accademia d'Arte di Kabul.

Shamsia Hassani
Shamsia Hassani

Shamsia dipinge principalmente su tela, ma dopo l'incontro con il graffitista inglese Wayne “Chu” Edwards comprende il forte valore comunicativo della Street Art: è da allora che la giovane donna gira per le strade della sua città, regalando colore e sogni al paesaggio martoriato dalla guerra.

La Street Art come arma

Shamsia Hassani
Shamsia Hassani

Il lavoro artistico di Shamsia ha come obiettivo quello di sradicare i pregiudizi nei confronti dell'arte di strada, pregiudizi che in una città come Kabul vengono accresciuti, spiega la donna, dal poco interesse che il popolo dimostra nei confronti dei linguaggi artistici: un'opera esposta in una galleria rischia di restare non vista, mentre un dipinto nel cuore pulsante della città ha la forza di porsi come qualcosa di inevitabile agli occhi dei passanti.

È per questo che la donna ha deciso di sfruttare giorno dopo giorno l'immediatezza di un linguaggio nuovo come quello dell'arte di strada: per portare speranza, riflessione e voglia di ricominciare dove tutto è polvere e macerie. Shamsia ha deciso di “colorare al di sopra della memoria dolorosa della guerra”.

Le donne di Shamsia

I suoi soggetti sono sempre femminili: donne avvolte nel tradizionale chador, leggere ed eleganti come fossero ballerine, che suonano o danzano o, semplicemente, con la loro presenza rompono la monotonia di un paesaggio sempre uguale a se stesso. L'obiettivo di Shamsia è anche quello di sensibilizzare le donne della sua città sulle infinite possibilità creatrici che ognuna ha. Il lavoro più significativo in questo senso è un graffito che ritrae una donna seduta sui gradini di una casa diroccata: incertezza e restrizioni fanno parte della realtà femminile afghana, ma Shamsia spera che quella donna riuscirà un giorno ad alzarsi in piedi e risalire verso il posto che le spetta.

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