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Scuola, il ministro Giannini: “Spostato solo un insegnante su 10, nessuna deportazione”

Il Ministro dell’istruzione ribatte alle polemiche: “Usiamo la parola giusta ovvero assunzione a tempo indeterminato ad un pubblico impiego”.
A cura di Antonio Palma
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Evitiamo di usare parole improprie che ricordano ben altro, "usiamo quella giusta ovvero assunzione a tempo indeterminato ad un pubblico impiego". Così la Ministra dell'istruzione Stefania Giannini ribatte alle accuse di deportazione degli insegnanti dopo il piano di assunzione dei precari voluto dal governo tra le proteste di molti docenti che dovranno spostarsi abbandonando la famiglia. "Può capitare di spostarsi, ma la contropartita è la stabilità del posto. E su 102mila assunzioni parliamo solo del 10, al massimo del 15% del totale, cioè quello che è sempre stato anche negli anni passati, solo che prima erano supplenti mentre ora avranno il posto fisso" ha spiegato infatti Giannini in un'intervista al Corriere della Sera. "Capisco le preoccupazioni, soprattutto per quanto riguarda le donne che hanno una famiglia. Ma sinceramente non mi sento di martirizzare questa situazione e parlare di ‘deportazione' è inaccettabile" ha ribadito il Ministro, ricordando inoltre che "con la mobilità dopo tre anni potranno spostarsi".

"Abbiamo fatto quello che tanti governi non hanno mai fatto e stiamo dando stabilità ad un mondo da anni abituato all’instabilità" ha insistito orgogliosa Giannini che, pur emettendo che questo appena iniziato sarà un anno di transizione, ha assicurato che "il prossimo anno avremo l’assetto definitivo con ognuno al suo posto e nelle giuste materie grazie al concorso nazionale che verrà bandito entro il primo dicembre". Il concorso "sarà l’unico modo per arrivare all’insegnamento e servirà per scegliere i docenti che mancano: dal 2016 la scuola avrà tutti gli insegnanti che le servono" ha sottolineato ancora il Ministro, concludendo: "Dai sindacati ci aspettiamo una collaborazione per la realizzazione della riforma. Basta con il bandierone della contestazione, decidano se vogliono partecipare al cambiamento o restare fuori dalla porta".

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