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Scandalo visti a Santo Domingo, sanzioni ridicole per un traffico milionario

Centinaia di visti venduti illegalmente, ma la sanzione più alta è stata di sei mesi di sospensione senza stipendio al capo missione italiano nell’isola caraibica. Nessun processo è stato mai celebrato per individuare precise responsabilità.
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Il viceministro degli esteri Mario Giro.
Il viceministro degli esteri Mario Giro.

Scandalo visti a Santo Domingo, emergono nuove verità: il viceministro degli Esteri Mario Giro ha risposto, cinque mesi dopo la presentazione, ad una interrogazione parlamentare del vicepresidente della commissione Esteri del Senato Peppe De Cristofaro, svelando notizie che finora non erano emerse sulla compravendita di visti per uscire dal Paese caraibico, oggetto di un’ampia inchiesta di Fanpage.

Confermando le notizie giornalistiche, il viceministro ha reso noto che “alla luce degli accertamenti compiuti, l’amministrazione ha avviato procedimenti disciplinari contro i responsabili dell’indebita emissione dei visti, in violazione della normativa Schengen e di quella italiana: si tratta del capo missione pro tempore (l’ambasciatore Arturo Oliveri, ndr) e di un dipendente di ruolo addetto all’ufficio visti.” Inoltre, ulteriori procedimenti “sono stati aperti nei confronti di altri due dipendenti di ruolo, per mancata collaborazione con l’autorità disciplinare. Per le responsabilità ascrittegli, al capo missione pro tempore è stata irrogata la sanzione della sospensione disciplinare dal servizio e dalla retribuzione per 6 mesi, che il diplomatico ha scontato per intero prima di essere collocato a riposo. Identica sanzione è stata irrogata al suo collaboratore addetto all’ufficio visti. Agli altri due dipendenti, che avevano mancato di collaborare con l’autorità disciplinare, sono state irrogate sanzioni di minore entità. Altre sanzioni sono state infine irrogate ad 8 impiegati a contratto, sia per inosservanza di norme in materia di visti, sia per condotta negligente, sia per reticenze nel fornire la propria testimonianza sui fatti all'autorità disciplinare.”

Sanzioni veramente ridicole a fronte di un mercimonio che avrebbe fruttato a chi lo ha compiuto parecchi milioni di euro: secondo alcune stime addirittura trenta. Centinaia di cittadini domenicani, grazie a visti concessi troppo facilmente e messi in vendita indebitamente dall’ambasciata italiana, sarebbero entrati in Europa attraverso la Spagna finché, nel giugno 2012, le autorità del Paese iberico non se ne sono accorte bloccando gli ingressi. A parte le sospensioni dal servizio, nessuno ha pagato per questo scandalo durato anni, perché un processo vero e proprio, in Italia come nella Repubblica Domenicana, non è stato mai celebrato, come raccontava Fanpage ed ha confermato il viceministro: “La vicenda esposta e tutta la documentazione agli atti dell’amministrazione, ivi compresi gli atti dei procedimenti disciplinari a carico dei soggetti coinvolti, – è scritto nella risposta all’interrogazione di De Cristofaro – è stata segnalata, inviata e sottoposta all’autorità giudiziaria che, dopo aver aperto un procedimento penale, nel novembre 2013 ne ha disposto l’archiviazione.”

Giro insiste, però, che il motivo della chiusura dell’ambasciata non è lo scandalo visti, ma, più semplicemente, la spending review: la rappresentanza diplomatica costava troppo. La chiusura, spiega il viceministro ha “contribuito a contenere i disagi nell’erogazione dei servizi, garantendo inoltre un risparmio erariale che, per il 2015, ha superato i 300.000 euro in costi di personale, grazie alla soppressione di taluni posti in organico che ha accompagnato la chiusura dell'Ufficio.” Tutti gli affari degli italiani che vivono o lavorano a Santo Domingo (si stima che in un anno ben 150mila nostri connazionali transitino per il Paese centroamericano) La Farnesina fu pure bacchettata dal Tar del Lazio, che annullò la chiusura spiegando che “non si comprende, alla luce delle dimensioni della sede di Santo Domingo e dell'interesse economico che tale territorio ha per molte imprese italiane, la scelta di sopprimerla. La decisione è illogica.” Pochi mesi dopo la chiusura, la Farnesina ha deciso di riaprire l’ambasciata: cosa avvenuta effettivamente lo scorso primo febbraio nel corso di una pubblica cerimonia, anche se non tutti i servizi sono ancora disponibili.

Della vicenda si è occupato Armando Tavano, un giornalista italiana che vive a Santo Domingo e che ritiene assurda la risposta di Giro: “i 300.000 euro di risparmi in costi del personale relativamente al 2015 rappresentano una cifra ridicola, tenendo presente la rilevanza della sede diplomatica di Santo Domingo e l'entità dei suoi incassi a titolo di tariffe.” Tavano fa due conti: I soli visti avrebbero rappresentato in tempi normali oltre 700.000 euro di incassi e “comunque l'importo di 300.000 euro non può assolutamente giustificare la chiusura della nostra ambasciata. Esso non significa assolutamente niente se prendiamo in considerazione i disagi subiti dalla nostra comunità a livello di individui e di imprese.”

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