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Salvati i super stipendi dei manager pubblici con un “non” di troppo sull’emendamento

La norma voleva mettere un tetto di 300mila euro agli stipendi dei manager di Poste, Ferrovie, Anas e Rai. Ma una parolina di troppo ha reso tutto vano. “Colpa della fretta”, si giustificano i deputati che hanno redatto la legge. C’è da credergli?
A cura di Davide Falcioni
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Lo scorso mese di agosto una norma approvata dal governo Monti sanciva che i manager delle società controllate dallo Stato, non avrebbero potuto guadagnare più del primo presidente della Corte di Cassazione. In pratica un po' meno di 300 mila euro all'anno. Fu un brutto colpo per molti manager pubblici, visto tra l'altro che il provvedimento salvava i colleghi alla guida di Poste, Ferrovie dello Stato, Anas e Rai, che avrebbero potuto continuare a guadagnare milioni di euro all'anno. Ebbene, nel "decreto del fare" del governo Letta era stata inserita una norma che limitasse i compensi a circa 300mila euro anche alle "società che svolgono servizi di interesse generale, anche di rilevanza economica". Poste, Ferrovie, Rai, Anas. Salvo che all'improvviso, e "misteriosamente", è comparso un "non" nell'emendamento, che di fatto a riportato tutto allo stato precedente. Nel nuovo testo, infatti, si legge che il limite sullo stipendio si applica anche alle "società che non svolgono servizi di interesse generale, anche di rilevanza economica".

Il "sabotaggio" dell'emendamento arriva, forse non a caso, a due giorni dall'assemblea di Ferrovie dello Stato che in teoria dovrebbe confermare Mauro Moretti al vertice della società. Nei primi di agosto, inoltre, si terrà anche quella dell'Anas, mentre tra qualche mese toccherà alle Poste. Fortunatamente il "sabotaggio" non è sfuggito ad alcuni deputati della commissione bilancio, che hanno dichiarato: "Stamane ci siamo accorti che nell’ambito dell’attività di coordinamento del testo effettuato ieri sera in Commissione è stato inserito alla lettera a) del comma 1 dell’art. 12bis, un ‘non’ che vanifica l’effettiva volontà dei commissari che, nel testo approvato in commissioni riunite I e V ed arrivato lunedì in aula, riportava la volontà di estendere il tetto agli emolumenti già fissato dalla ‘spendig review’ del governo Monti anche ai manager pubblici di tali società. Si tratta di un errore materiale dovuto alla concitazione per l'approvazione in tempi brevi di un testo molto complesso, al qualeva posto sicuramente rimedio”. Un errore materiale dovuto alla fretta? Chissà se è davvero così…

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