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Salone del Libro, addio a Torino. Gli editori scelgono Milano

L’Aie (Associazione Italiana Editori) ha deciso: via il Salone del Libro da Torino, si punta sulla Fiera di Rho.
A cura di Redazione Cultura
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Alla fine l'ha spuntata Milano. I consiglieri presenti alla riunione dell'Aie (Associazione Italiana Editori) hanno deciso a maggioranza di abbandonare la Fondazione del Libro e della Musica di Torino per fondare una nuova società con la Fiera di Rho di Milano.

Nonostante i pressing della politica dell'ultimo minuto e gli inviti di editori come Feltrinelli a evitare uno scontro frontale, 17 consiglieri sui 32 presenti hanno scelto di sostenere il progetto-Milano, probabilmente più sostenibile economicamente, nuovo e agile rispetto alla trentennale esperienza torinese.

I signori dell'editoria italiana riunitisi stamani a Milano per decidere sul futuro del Salone del Libro hanno dunque stabilito cosa accadrà alla più importante kermesse culturale legata al mondo dei libri, dopo la tempesta giudiziaria che ha visto coinvolti anche l'ex presidente Giovanna Milella tra gli indagati per turbativa d'asta nell'inchiesta per cui, nelle scorse settimane, sono state arrestate quattro persone. L'inchiesta verte sul bando con cui Gl Events ha ottenuto la gestione della parte commerciale del Salone del Libro nel 2016 e sul bando non effettuato nel 2015.

L'Aie, guidata dal suo presidente Federico Motta, ha approvato a maggioranza la proposta di spostare la sede del Salone  dal costoso Lingotto (travolto dalle inchieste della magistratura, il cui fitto ammontava a quasi 600mila euro) alla più economica Fiera di Rho (sui 200mila).

Naturalmente, sullo sfondo, c'è una questione più ampia: le sorti del panorama editoriale italiano gravemente azzoppato dalla crisi economica di questi anni, oltre a un pericoloso conflitto tra due amministrazioni appena elette nelle due città simbolo della forza imprenditoriale ed economica del Paese.

A questo punto, c'è da chiedersi come reagirà Torino, in testa il sindaco neo eletto Chiara Appendino, e se dobbiamo prepararci a uno scenario in cui avremo ben due saloni del libro in concorrenza tra loro.

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