“Ruby era ad Arcore l’inverno scorso, aveva il cellulare spento”
“Dall'analisi (…) effettuata, sembra potersi affermare che" Ruby "con ogni probabilità” si sarebbe recato “ad Arcore" fra novembre e dicembre scorsi "e che in queste occasioni usi l'accortezza di spegnere il cellulare già in fase di avvicinamento" per "non far registrare la propria presenza sulle celle". E' questo il sospetto dei magistrati milanesi titolari dell'inchiesta Ruby-ter. Un'ipotesi investigativa che emerge dall'informativa compilata dalla sezione milanese di Polizia Giudiziaria il 10 dicembre scorso. Il documento fa parte degli atti di indagine depositati dalla Procura al Tribunale del Riesame. Secondo le accuse la giovane marocchina nel corso delle visite nelle residenze private dell’ex presidente del consiglio si sarebbe preoccupata anche di spegnere il cellulare: un'"accortezza", scrivono gli inquirenti, per eliminare il rischio di essere "agganciata" dalla cella di Arcore: "Dall'analisi complessiva effettuata – si legge nel documento – sembra potersi affermare che Karima El Mahroug con ogni probabilità si rechi ad Arcore e che in queste occasioni usi l'accortezza di spegnere il cellulare già in fase di avvicinamento con la presumibile finalità di non far registrare la propria presenza sulle celle del luogo in cui si reca".
Inchiesta Ruby Ter
Nell’inchiesta di questo terzo procedimento (il primo si è concluso con l'assoluzione in Cassazione del leader di Forza Italia, il secondo ha visto la condanna, non definitiva, di Nicole Minetti, Lele Mora ed Emilio Fede per favoreggiamento della prostituzione), sono indagate varie Olgettine, gli avvocati del leader di Forza Italia e la stessa Ruby. La procura di Milano sta lavorando per ricostruire i versamenti del leader di Forza Italia – dal 2010 al 2014 oltre due milioni di euro secondo gli inquirenti.