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Renzi vs Juncker: “Non sono un attaccabrighe: ma l’UE non ne azzecca una”

Il premier torna a parlare della diatriba con la Commissione Europea e si dice pronto a firmare l’accordo per i fondi alla Turchia ma solo se i “soldi vengono liberati dal Patto di stabilità anche per l’Italia. Con lo 0,2 della clausola dei migranti firmiamo”.
A cura di Biagio Chiariello
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"Non faccio le bizzette o le polemicucce perché sono un attaccabrighe, ma dico che per anni abbiamo sempre detto di sì, ma ora voglio dire sì a cose che funzionino per noi e per gli altri. L'Italia si fa sentire". E’ il premier Matteo Renzi, durante la puntata di ieri sera di Porta a porta, su Raiuno, che riafferma più volte che le accuse da Bruxelles non lo spaventano: “Gli ambasciatori sono bravissimi, per carità. Ma quando hanno fatto un po' di battutine sull'Italia a Bruxelles pensando di impaurirmi, ho risposto: se volete uno più rissoso di me e bravissimo sui dossier, vi mando Carlo Calenda (nuovo capo della rappresentanza permanente d'Italia presso l'Unione europea, ndr) che ha gestito benissimo dossier come quello sulla Cina".

E quindi prova a dire la sulla polemica con Juncker: “Lo scontro in corso in Ue non è estemporaneo, ma rientra – ha assicurato il presidente del Consiglio- in una precisa strategia volta a ottenere all'Italia un trattamento pari a quello di un Paese come la Germania. Il motivo della diatriba con il presidente della commissione Ue, spiega, è stato lo stop italiano sui fondi alla Turchia: "Juncker e Merkel si sono arrabbiati. Noi dovremmo dare 200-250 milioni ma in cambio chiediamo che i soldi siano fuori dal patto di stabilità: se viene riconosciuto lo 0,2% della clausola dei migranti" inserito in manovra, "domani firmiamo".

Renzi mette quindi a confronto un'Europa che “non ne azzecca più una” con l'Italia delle riforme che porterà il Pil “all'1,5-1,6% nel 2016”. Perciò a Bruxelles “non c'è altra strategia, per l'Italia, se non l'attacco”, spiega ancora: "I burocrati italiani non abbiano terrore. La sindrome di Calimero io non ce l'ho, le istituzioni europee non sono il vangelo e noi non siamo isolati. Io non vado col cappello in mano come ha fatto in passato tutta una generazione di politici. Il capo di gabinetto di Juncker riunisce di nascosto 3 -4 giornalisti e critica. Lo può dire a suo cugino… Io le cose le chiedo con chiarezza", assicura il premier.

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