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Referendum, Renzi in televisione a parlare del “Sì” per oltre 8 ore in 20 giorni

Emerge dal monitoraggio Agcom sulle prime tre settimane della campagna referendaria. Partendo da questi dati, l’autorità ha deciso di prendere dei provvedimenti e ravvisato da un lato “l’esigenza di limitare la presenza dei rappresentanti del Governo e del Presidente del Consiglio alla necessità di assicurare la completezza e l’imparzialità dell’informazione, dall’altra, quella di garantire un adeguato contraddittorio tra le diverse forze politiche.”
A cura di C. T.
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Referendum, Renzi a Pesaro

In regime di par condicio che precede il referendum costituzionale del 4 dicembre, Matteo Renzi – e, di conseguenza la propaganda per il "Sì" – ha parlato in televisione per oltre otto ore in venti giorni: quasi cinque in Rai, quasi tre in Mediaset. Sommando questo tempo a quello delle notizie a lui destinate su tutte le reti il risultato è di venti ore in diciannove giorni, più di una al giorno. I numeri emergono dal monitoraggio dell'Agcom sulla campagna referendaria nelle prime tre settimane dall'indizione dei comizi – cioè dal 28 settembre al 16 ottobre. Partendo da questi dati, l'autorità ha deciso di prendere dei provvedimenti, nonostante abbia riconosciuto "un comportamento sostanzialmente equilibrato da parte di quasi tutte le emittenti" nell’attribuzione di tempi di parola e tempi di notizia tanto allo schieramento de "Sì", quanto a quello del "No". L'Autorità ha rivolto una raccomandazione generale a tutte le reti di ampliare il tempo che viene dato al tema referedum. In questo modo ha risposto agli esposti presentati dal M5S e da Forza Italia contro la Rai, "ritenendo il primo riassorbito dal provvedimento di richiamo sul pluralismo informativo dei soggetti politici e istituzionali e adottando un secondo provvedimento nei confronti di Rai3 finalizzato al rispetto dell’art. 8 del Regolamento della Commissione di vigilanza", si legge in un comunicato.

Dal monitoraggio Agcom emerge che i telegiornali della Rai hanno dato tutti uno spazio maggiore al "Sì": guardando i "tempi di antenna", il Tg3 ha dato ai favorevoli al referendum il 48,1% dei minuti, contro il 43,1%, nel Tg2 lo scarto è di sette punti, e nel Tg1 sono state dedidcate 5 ore 47 minuti (il 45%) al "Sì", e poco più di cinque ore (il 44,7%) al "No". RaiNews ha dato 5 ore 47 minuti (45%) del tempo di antenna al "Sì", contro il 44,7% al "No". Anche su Mediaset lo spazio per i favorevoli alla riforma è stato maggiore: l'Agcom ha richiamato il Tg4 perché il tempo di parola per il "Sì" ha raggiunto il 72,7% contro il 24,9% del "No". Studio Aperto, invece, ha dedicato al "Sì" il 50,1% del tempo di parola, e al "No" il 43%; il Tg5 infine ha un rapporto di 45,1% contro 48,9%. La7, invece, ha dato al "No" il 50% del tempo, contro il 40-41% al "Sì".

Secondo l'Autorità per le comunicazioni, comunque, il problema con Matteo Renzi nasce quando l'oggetto delle trasmissioni non è il referendum, ma si rischia comunque di dedicare tempo alla propaganda per "Sì" dal momento che il premier ne costituisce uno dei maggiori esponenti. Per questo, si legge in un comunicato dell'Agcom, si è ravvisata da un lato "l’esigenza di limitare la presenza dei rappresentanti del Governo e del Presidente del Consiglio alla necessità di assicurare la completezza e l’imparzialità dell’informazione (ex legge 515/93) – fatta salva l’attualità della cronaca e dell’agenda politica – dall’altra, quella di garantire un adeguato contraddittorio tra le diverse forze politiche. Conseguentemente, l’Autorità ha adottato dei provvedimenti di richiamo nei confronti di Rai, Mediaset, Sky e La7".

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