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Redditi, è sempre allarme disuguaglianza: ma 80 euro, 14esima e Sia hanno ridotto il rischio povertà

Lo sostiene l’ISTAT nel suo rapporto, esaminando anche le scelte del Governo Renzi: “Le principali politiche redistributive del periodo 2014-2016 (bonus di 80 euro, aumento della quattordicesima per i pensionati e sostegno di inclusione attiva), hanno aumentato l’equità della distribuzione dei redditi disponibili nel 2016 e ridotto il rischio povertà”.
A cura di Redazione
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È il report ISTAT sulla redistribuzione del reddito in Italia a riaprire il dibattito sulla disuguaglianza e sugli squilibri del sistema Italia. Problemi atavici del nostro Paese anche se, stando ai dati, nell’ultimo anno le cose sembrano essere sensibilmente migliorate. Si legge infatti nel report: “Nel 2016, sulla base delle stime del modello di microsimulazione dell’Istat l’intervento pubblico, realizzato attraverso l’imposizione fiscale e contributiva ed i trasferimenti monetari, ha determinato una riduzione della diseguaglianza di 15,1 punti percentuali dell’indice di Gini: da un valore di 45,2 punti misurato sul reddito primario a uno di 30,1 in termini di reddito disponibile”.

L’intervento del Governo, dunque, è stato efficace e ha determinato un abbassamento dell’indice che misura la disuguaglianza reddituale. In particolare, sul totale dei 15,1 punti, le pensioni e gli altri trasferimenti hanno avuto un impatto ridistribuivo pari a 10,8 punti, mentre la revisione del settore dei prelievi e delle imposte ha inciso con una riduzione di 4,3 punti.

Complessivamente, l’intervento pubblico ha determinato un miglioramento per il 56,6% degli individui e si fa maggiormente sentire per i redditi più bassi, come mostra la tabella:

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Ancora più nel dettaglio, è possibile considerare che le politiche redistributive del Governo Renzi, dunque il bonus degli 80 euro in busta paga, l’aumento della quattordicesima ai pensionati e il sia (sostegno all’inclusione attiva), hanno aumentato l’equità della distribuzione dei redditi disponibili e ridotto dello 0,8% il rischio di povertà. Nello specifico, come mostra il grafico:

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Se le pensioni conservano l'impatto maggiore nella redistribuzione dei redditi, restano sul tappeto le questioni "generazionali", come si legge nel report:

L’analisi delle stime del rischio di povertà per le diverse classi di età (Figura 5) mostra, oltre alla evidente funzione di sostegno delle pensioni per le persone di 65 anni e più, anche un aumento del rischio di povertà, dopo l’intervento pubblico, per i giovani nella fascia di età dai 15 ai 24 anni (dal 19,7 al 25,3%) e per quelli dai 25 ai 34 anni (dal 17,9 al 20,2%). Un limite evidente del sistema dal punto di vista dell’equità è la debole tutela accordata ai minori in presenza di bassi livelli del reddito familiare: per effetto dell’intervento pubblico il rischio di povertà aumenta dal 20,4 al 25,1% per chi ha meno di 14 anni.

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