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Processo Concordia, difesa: “È stato incidente, c’è accanimento contro Schettino”

Secondo l’avvocato di Schettino, Donato Laino, fu “appositamente estratta” la famosa telefonata del capitano Gregorio De Falco, durante la quale ordinò al comandante di tornare a bordo della nave.
A cura di Susanna Picone
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Nel Palazzo di giustizia di Firenze c’è stata oggi una nuova udienza del processo d'appello sul naufragio della Costa Concordia. A parlare gli avvocati dell’imputato Francesco Schettino, l’ex comandante della nave naufragata al Giglio nel gennaio del 2012 e condannato in primo grado a sedici anni di reclusione. Subito protagonista la telefonata tra Schettino e Gregorio De Falco, con quella celebre frase “vada a bordo c…o” che ha fatto il giro del mondo. “La telefonata di De Falco a Schettino è stata estratta dal disco madre della Capitaneria di Porto di Livorno il 14 di gennaio, a poche ore dal naufragio; non sapevano ancora quanto morti c'erano, e si sono preoccupati di prendere quella telefonata. È stata appositamente estratta”, ha detto l’avvocato Donato Laino durante la sua arringa. Laino ha sottolineato che la telefonata sarebbe stata estratta appositamente “considerando che gli altri file audio sono stati letti tra il 18 e il 21 gennaio successivi. Non si è scoperto chi ha commesso questo gravissimo reato di violazione – ha aggiunto l’avvocato – che ha condizionato fortemente le indagini, buttandole solo su Schettino e dimenticando tutto il resto”.

“Al Giglio sistema non ha funzionato” – “Siamo di fronte a un incidente organizzativo, invece, si è fatto di tutto per addossare le responsabilità al solo Francesco Schettino. Contro di lui c'è un accanimento. Si è parlato perfino di criminale ritardo da parte sua nella gestione della fase di emergenza della Costa Concordia”, ha detto ancora l’avvocato dell’ex comandante che, come nelle altre udienze del processo d’Appello, non era presente in aula. Nella prima udienza del processo di Firenze il sostituto procuratore generale Giancarlo Ferrucci ha chiesto di ricalcolare la pena per Schettino, infliggendo una pena di 27 anni e tre mesi di reclusione. All'isola del Giglio – ha detto ancora l’avvocato Laino – c'è stato “un sistema che non ha funzionato e che nel momento critico ha mostrato tutte le sue falle. Certo Schettino è responsabile come comandante, ma le responsabilità altrui non possono essere attribuite a lui. Per giudicare l'uomo si deve capire il contesto. Quello a cui Schettino è stato sottoposto in primo grado è stato un processo show, tanto che Schettino è stato addirittura braccato”.

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