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Più di 3mila bimbi rischiano di morire al campo profughi di Yarmouk

La scorsa settimana l’ISIS è entrato nel più grande “campo profughi” palestinese. Da allora, secondo fonti locali sono state uccise oltre mille persone. Unicef e Save The Children lanciano l’allarme: “Si rischia nuova Srebrenica”.
A cura di Biagio Chiariello
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Il campo profughi palestinese di Yarmouk è "una nuova Srebrenica" nella quale rischiano di essere uccisi o di rimanere feriti 3.500 bambini: è l’allarme lanciato da Save the Children e dall’Unicef. L’affollata area alle porte di Damasco, in Siria, è ora sotto la morsa violenta dell’Isis e dei qaedisti del Fronte Al Nusra, che, secondo fonti locali, ne controllano almeno l’80%. A Yarmouk si combatte da almeno una settimana e un deputato palestinese citato da Haaretz sostiene che nel campo sono stati uccisi più di mille palestinesi. Operatori umanitari sul posto riferiscono di persone che giacciono in terra senza la possibilità di essere aiutate proprio a causa degli scontri. Le due associazioni umanitarie dedicate all’infanzia, nel giorno in cui si scavano le fosse comuni di 1.700 soldati iracheni massacrati dai jihadisti a Tikrit, chiedono alla comunità internazionale di sollecitare un cessate il fuoco per consentire di portare aiuti a Yarmouk ed evacuare bambini e feriti. Secondo un funzionario dell'Unrwa, l'agenzia dell'Onu per i rifugiati, Chris Gunness, "non c'è cibo, non c'è acqua e ci sono pochissimi farmaci".

Anche il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha espresso “profonda preoccupazione” per la situazione nel campo profughi. I circa 18.000 abitanti rimasti – erano 150.000 prima che cominciasse l’assedio delle forze fedeli al presidente siriano Bashar Al Assad – non sanno neanche dove scappare, anche se ne sarebbero già stati evacuati circa duemila. Dina Kawar, ambasciatrice giordana negli Stati Uniti e attuale presidente del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, ha chiesto “che i civili vengano protetti e che venga garantito l’accesso umanitario alla zona, per fornire assistenza, salvare vite, e assicurare che i civili vengano fatti uscire dal campo in sicurezza”. E’ in questo contesto che l’Unicef ha elaborato il paragone con Srebrenica, dove nel 1995 i serbo-bosniaci trucidarono circa 8.000 musulmani.

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